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vita del colletta. 11

mediata o immediata, è indispensabile. È testimonianza ed è giudizio; e veramente nelle sentenze non è facile schivare le proprie passioni se non se a narratori d’animo freddo, macchine da racconto, pessimi tra gli scrittori, che non sentono nè fan sentire la turpitudine o la grandezza delle umane azioni. Se dunque una qualità dello storico va compagna d’un difetto, noi, addolorandoci delle imperfezioni di nostra natura, diamoci ad esaminare quali affezioni più nuocciano, come lo scrittore possa governarle, come il lettore discernere.

“.... Non tutti i fatti sono da istoria, nè v’ha guida, fuori che nel giudizio dello scrittore, per discernere i degni da’ non degni. Ne’ piccoli fatti la scelta è difficile e la fama dell’autore in pericolo: s’egli è moderato, sarà detto macro; e se abbondante, nojoso. Ed oltracciò non essendo nelle umane cose pieno bene, pieno male, ma l’uno all’altro misto e confuso, narrando degli nomini virtuosi alcun vizio, de’ viziosi alcuna virtù, delle buone dottrine alcun difetto, delle difettive alcun pregio, si deformano senza mentire î caratteri d’un nomo, d’un popolo, d’un’età. Della quale necessità gli scrittori passionati abusano, per onorare o fare oltraggio: lo scrittore di coscienza dà leggi alla scelta.

“..... Da chi, voi direte, fra gli storici lodati hai tolto lo stile? Da nessuno, chè nessuno al certo ho voluto imitare, sembrandomi necessario nello scrivere lo stile proprio, come nel camminare il proprio incesso, come la natura nella vita: gli sforzi d’imitazione affaticano chi sa e chi vede, sono servilità dell’ingegno. Solamente mi duole d’avere usato parecchie voci o modi che non erano de’ padri nostri, e me ne dolgo debitamente perchè il purgato scrivere custodisce l’idioma bellissimo, e rammenta dell’Italia tempi meno tristi. Ella, da gran tempo invasa da genti straniere, non ha suoi nè pensieri, nè geste; felice quando con la propria favella i fatti proprii narrava, ed a’ figli della mente dava