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LIBRO TERZO — 1799. 207

cose pendici gran numero di armati, si ricordò le male sorti de’ due consoli; ma di coloro più avventuroso, ovvero meno esperti de’ Sanniti i popoli presenti del Principato, egli per arte di guerra li vinse. Avvegnachè simulando prima gli assalti, poi la fuga, spostò da quelle forti posizioni gl incauti difensori, che giunti al piano furono facilmente sconfitti, come genti spicciolate, da schiere in ordinanza. Pure quattrocento Francesi caddero morti o feriti, ed in assai maggior numero della opposta parte; la legione Broussier, superata la stretta univasi all’esercito, e quasi spensierata procedeva, quando vide e combattè e vinse truppa di lazzari, che volteggiando, come dotta in guerra, dietro al monte Vesuvio, sorprendeva opportunamente le stanze del generale Duhesme, e le pigliava; essendo in numero quanto mille contro dieci.

Adunato l’esercito francese, ventiduemila soldati, fu disposto in quattro colonne; delle quali una si dirigeva sotto il generale Dufresse a Capodimonte, altra sotto il generale Duhesme alla porta della Capuana, la terza sotto il generale Kellermann al bastione del Carmine, e la quarta sotto Broussier stava in riserva. Napoli non ha bastioni, o cinta di muri, o porte chiuse; ma la difendevano popolo immenso, case l’una all’altra addossate, fanatismo di fede, odio a’ Francesi. Era il giorno 20. Il generale Duhesme avanzò più degli altri; e il suo antiguardo, guidato dal generale Mounier, scacciate molte bande di lazzari, presi alcuni cannoni, entrò la porta Capuana per mettersi a campo nella piazza dello stesso nome. Subito in giro in giro, dalle case preparate a combattere per feritoje ne’ muri, e per cammini coperti, partono a migliaja i colpi di archibugio, ed i Francesi ne sono uccisi o feriti; cadde moribondo il generale Mounier, cadono i più arditi, non si vede nemico, a nulla puote arte o valore; sì che, abbandonato l’infausto luogo, traggonsi addietro. Kellermann, superate le guardie del ponte della Maddalena, pone il campo nella diritta sponda del Sebeto: e ’l generale Dufresse, non contrastato, si alloggia in Capodimonte. Vanno i lazzari orgogliosi della riconquistata piazza Capuana.

Per brev’ora, perciocchè lo stesso Duhesme, tornato agli assalti ed espugnata una batteria di dodici cannoni messa innanzi alla porta, procede nella piazza lentamente, incendiando gli edifizii che la circondano. Era già notte; le fiamme, la vastità e l’infausto augurio degl’incendii, spaventarono i lazzari, che andarono a ripararsi nella città. Il dì seguente il generale Championnet, addolorato delle morti nel proprio esercito e dal guasto di nobile città, sperò soggettarla per sole minacce o consigli; così che spiegati a mostra su le colline i soldati, le artiglierie, le bandiere, esortava per lettere benigne alla resa. Ma l’araldo impedito nel cammino ed offeso da’ lazzari, tornò fuggendo; altro messo travestito pervenne; ma