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212 LIBRO QUARTO — 1799.

grazie agli eserciti suoi; grazie, generale, a voi venuto come angelo di libertà e di pace.

In questa terra, da’ petti nostri, uscirono i primi desiderii di miglior governo, i primi palpiti di libertà, i voti più caldi per la felicità della Francia; in questa terra da’ petti nostri fu dato il primo sangue alla tirannide; qui furono i ceppi più gravi, i martorii più lunghi, gli strazii più fieri. Noi eravamo degni di libertà; ma senza i falli della tirannia, ed il divino flagello che discaccia le coscienze agitate dalle perversità della vita, noi saremmo ancora sotto il giogo di Acton, della regina, di Castelcicala, di tutti i satelliti del dispotismo. Nè bastavano i loro misfatti, però che la pazienza de’ popoli è infinita; si volevano co’ misfatti gli errori, ed armi pronte e virtù punitrice.

Voi, generale, ci avete portato il governo per gli uomini, la repubblica; sarà debito nostro conservarla. Ma voi pensate ch’ella bisognerà, come tenera cosa che oggi nasce, di assistenza e di consiglio; ella è opera vostra, consigliatela, sostenetela. Se vedremo non esser noi eguali al carico sublime che ci avete imposto, lo renderemo in vostre mani; però che in tanta grandezza di opere e di speranze, scomparsi, agli occhi nostri, noi stessi, non abbiamo in prospetto che la felicità della patria. Dedicati ad essa, per essa io giuro; e ’l governo provvisorio da voi eletto, innanzi a voi, al popolo ed a Dio, ripeterà il sacramento.» Per altre ventiquattro voci, si udì, lo giuro.

Si partì con ugual pompa e maggiore applauso il generale Championnet, L’altro rappresentante, Mario Pagano, volto al popolo disse:

«Sì, cittadini, siamo liberi; godiamo della libertà ma ricordando che ella siede sopra sgabello d’armi, di tributi e di virtù, e che le armi in repubblica non riposano, nè i tributi scemano, sè la virtù non eccede. A questi tre obbietti intenderanmo le costituzioni e le leggi del governo, Voi, però che libero è il dire, ajutate gl’ingegni nostri; noi accetteremo con gratitudine i consigli, li seguiremo, se buoni.

Ma udite, giovani ardenti di libertà che qui vi palesate per l’allegrezza che vi brilla negli occhi, udite gli avvisi d’uomo incanutito, più che per anni, ne’ pensieri di patria e negli stenti delle prigioni, correte all’armi, e siate nell’armi obbedienti al comando. Tutte le virtù adornano le repubbliche, ma la virtù che più splende sta ne’ campi; il senno, l’eloquenza, l’ingegno avanzano gli stati; il valore guerriero li conserva. Le repubbliche de’ primi popoli, però che in repubblica le società cominciano, erano rozze, ignoranti, barbare, ma durevoli perchè guerriere. Le repubbliche di civiltà corrotta presto caddero; benchè abbon-