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LIBRO QUARTO — 1799. 223

repubblica madre. Avventurosa, almeno, perchè discese nelle mani di un Cesare che durò tre lustri, e le serbò gran parte delle acquistate libertà; misera Napoli che inabissò nelle voragini del dispotismo.

Il governo provvisorio esaminava lo statuto costituzionale, consolando con le speranze future le mestizie presenti, che un certo Faypouli commissario di Francia, venne ad accrescere. Egli portava decreto della sua repubblica, la quale, forte nella ragione della conquista, riconfermava le imposte di guerra; e diceva patrimonio della Francia i beni della corona di Napoli, i palazzi o reggie, i boschi delle cacce, le doti degli ordini di Malta e Costantiniano, beni de monasteri, i feudi allodiali, i banchi, la fabbrica della porcellana, le anticaglie nascoste ancora nel seno di Pompei e di Ercolano. Il generale Championnet, che travagliato dalla universale scontentezza ne prevedeva i pericoli, e non aveva cuore disumano, impedì a Faypoult l’esecuzione del decreto, e ne fece per editto pubblica la nullità; ma insistendo il commissario, e accesa briga, vinse il più forte; Faypoult, discacciato, si partì. Piacque ciò a’ Napoletani, che doppiando l’odio contro i Francesi, presero ad amare Championnet; scusandolo allora delle passate durezze, dicendole necessità, e rammentando (que’ della plebe) la sua religione, il ricco dono a san Gennaro, e certo accidente, il cui principio era ignoto. Avvegnachè nei registri battesimali della chiesa di sant’Anna era un Giovanni Championnè, diverso per genitori e per tempo di natali; ma frattanto il generale fu creduto napoletano, benchè veramente nascesse in Valenza nel Delfinato.

Quindi spiacque leggere nelle gazzette francesi decreto del direttorio, che diceva così: «Visto che il generale Championnet ha impiegato l’autorità e la forza per impedire l’azione del potere da noi confidato al commissario civile Faypoult; e che perciò si è messo in aperta ribellione contro il governo; il cittadino Championnet, generale di divisione, già comandante dell’esercito di Napoli, sarà messo in arresto e tradotto innanzi un consiglio di guerra per essere giudicato del suo delitto.»

Subito Championnet si partì; ebbe il comando dell’esercito il generale Macdonald. Championnet giudicato in Francia ed assoluto ritornato all’impero degli eserciti, accresciuto di gloria, povero di fortuna, morì poco appresso in Antibo; e, se fu vera la fama, di veleno datogli o preso. Molti sospiri mandarono i Napoletani alle sue sventure; tanto più che venne compagno al Macdonald quel medesimo Faypoult, baldanzoso, protervo, inflessibile; vago di vendicare la gioja de’ Napoletani alla sua cacciata, e l’amore che portavano al suo nemico.

X. Giunse in quel mezzo nuova che i Francesi occupavano gli