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LIBRO QUARTO — 1799. 249

non vincitrici, non vinte, riportanti lode dell’audacia e dell’arte.

XXVIII. In Napoli frattanto le parti del re si agitavano in secreto, e, poco discorate dalla gioja e dalle apparenze de’ contrarii, ordivano potenti macchinazioni. Un venditore di cristalli, detto perciò il Cristallaro, aveva arruolato grosso stuolo di lazzari; che senz’amore di parte, ma per guadagni e rapine si giuravano sostenitori del trono. Altro capo, di nome Tanfano, dirigeva numerosa compagnia di congiurati, e concertava domestiche guerre co’ sovrani della Sicilia, col cardinale Ruffo, con gli altri capi delle bande regie; riceveva danaro e lo spartiva co’ suoi; aveva armi e mezzi di sconvolgimento; preparava le azioni e le mosse; lettere della regina lo chiamavano servo e suddito fedele, amico e caro al trono ed a lei. E qui rammento a quali uomini diffamati per delitti o per pene, fra Diavolo, Mammone, Pronio, Sciarpa, Guarriglia, ultima plebe, immondizia di plebe, i sovrani della Sicilia dichiaravano sensi di amicizia e di affetto. Sopra tutte le congiurazioni era terribile quella di Baker, Svizzero, dimorante in Napoli da lungo tempo, imparentato con famiglie divote a’ Borboni; divoto a loro egli stesso ed ambizioso. Il quale conferendo per secreti messi con gli uffiziali delle navi contrarie, stabilirono che in giorno di festa, quando è il popolo più ozioso ed allegro, flottiglia sicula e inglese tirerebbe a bombe su Napoli; e perciò accorrendo le milizie a’ castelli ed alle batterie del porto, lasciata vuota di guardie la città, sarebbe facile lo scoppio e la fortuna de’ preparati tumulti; in mezzo a’ quali ucciderebbero i ribelli al re, incendierebbero le loro case, si otterrebbe ad un punto vendetta e potere.

Così fermate le cose, andarono segnando in vario modo le porte e i muri delle case da serbare o distruggere, secondo era prescritto in quei nefandi concilii. E poichè sovente sotto lo stesso tetto e nella stessa famiglia dimoravano genti delle due parti, distribuirono secretamente alcuni cartelli assicuranti dalle offese. Uno fu dato dal capitano Baker, fratello del capo de’ congiurati, a Luigia Sanfelice della quale era preso di amore; e fidandole il foglio, con dirne l’uso, accennò il pericolo. Ammirabile carità per donna amata e a lui crudele; la quale, rendendo grazie, prese il cartello, ma non per sè, per darlo al giovine del suo cuore, che, uffiziale nelle milizie civili e caldo partigiano di repubblica, era certamente vittima disegnata della congiura. Fin qui amore guidò le azioni, ma indi appresso ira e ragion di stato; avvegnachè il giovine, Ferri, svelò al governo quanto ei sapeva della trama, presentò il cartello, disse i nomi; superbo per sè e per la sua donna di salvare la patria. La Sanfelice, chiamata in giudizio e interrogata di que’ fatti, vergognosa de’ palesati amori, della denunzia, de’ castighi che soprastavano, sperando alcuna scusa dalla pietà de’ giudici per la ingenuità de’