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LIBRO QUARTO — 1799. 255

rieri sciolti e volontarii andava Luigi Serio avvocato, dotto, facondo, guida un tempo ed amico all’imperatore Giuseppe II, come ho rammentato nel precedente libro; ma contrario al re Borbone per sofferta tirannide, bramoso anzi di morte che paziente alla servitù. Egli avendo in casa tre nipoti, per nome de Turris, giovani timidi e molli, allo sparo della ritirata lor disse: «Andiamo a combattere il nemico»; ed eglino, mostrando la età senile di lui, la quasi cecità, la inespertezza comune alla guerra, la mancanza delle armi, lo pregavano di non esporre a certa ed inutile rovina sè e la famiglia. Al che lo zio: «Ho avuto dal ministro della guerra quattro armi da soldati e duecento cariche. Sarà facile cogliere alla folta mirandola da presso. Voi seguitemi; se non temeremo la morte, avremo almeno innanzi di morire alcuna dolcezza di vendetta.» Tutti andarono. Il vecchio per grande animo e natural difetto agli occhi non vedendo il pericolo procedeva combattendo con le armi e con la voce. Morì su le sponde del Sebeto; nome onorato da lui quando visse con le muse gentili dell’ingegno, ed in morte col sangue. Il cadavere, non trovato nè cercato abbastanza, restò senza tomba; ma spero che su questa pagina le anime pietose manderanno per lui alcun sospiro di pietà e di maraviglia.

XXXIII. Al dechinare del giorno ancora incerta era la fortuna su le sponde del piccolo fiume, quando il generale Wirtz, colpito e stramazzato da mitraglia, lasciò senza capo le schiere, senza animo i combattenti; ed al partir di lui, su la bara moribondo, vacillò il campo, trepidò, fuggì confusamente in città. Ed allora i borboniani ed i lazzari, dispregiando il divieto di autorità cadente, uscirono dalle case per andare armati contro la schiera del Bassetti; la quale, saputo la morte del Wirtz, la perdita del ponte ed il campo fugato, si ritirò, aprendosi varco fra le torme plebee, nel Castelnuovo. Qui già stavano riparati e in atto di governo i cinque del direttorio, i ministri, e parecchi del senato legislativo; gli altri uffiziali o partigiani della repubblica si spartirono, secondo variar di senno, tra i castelli, le case, i nascondigli, o a drappelli armati nell’aperto. Molti che andarono al forte di Santelmo, ributtati dallo spietato Megèan, accamparono sotto le mura e nel vasto convento di San Martino. Caracciolo combattè dal mare per molta notte; e poi che i nemici si allontanarono dalla marina, tornò al porto. E mentre tali cose di buona guerra si operavano, due fratelli Baker e tre altri prigioni già condannati dal tribunale rivoluzionario furono archibugiati, come in segreto, sotto un arco di scala del Castelnuovo; supplizio crudele perchè nelle ultime ore del governo, senza utilità di sicurezza o di esempio. Non bastò il tempo, e fu ventura a più estesi giudizii contro a’ congiurati col Baker. La città intanto priva di muri e di munimenti, sgombera de’ repubblicani,