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256 LIBRO QUARTO — 1799.

e già piena de’ contrarii, alzò grida di evviva per il re; ma le milizie assoldate, e quanto si poteva di truppe della santa fede restarono fuori, tenute dal cardinale (non per carità della patria) per tema che le tenebre ajutassero preparate insidie del nemico. Voci dunque di gioja e luminarie, adulatrici o prudenti più che sincere, festeggiavano il ristabilito impero; e tiri di cannone da’ castelli, o disperate uscite de’ repubblicani turbavano le feste, uccidevano i festeggianti. Tetra notte per le due parti fu quella del 13 di giugno del 1799.

XXXIV. Al seguente mattino assalito e preso dai Russi il forte del Carmine, vi morirono uccisi repubblicani e soldati, ed all’alzare della bandiera borbonica su Ja torre, furono volte, sparando a guerra ed a festa, le artiglierie al Castelnuovo ed alle trinciere del molo. Pose le stanze il cardinale a’ Granili, accamparono le milizie ordinate della santa fede nelle colline che soprastanno alla città; le torme sciolte vennero al promesso spoglio delle case, e quante commettessero prede, atrocità, uccisioni dirò in altro luogo. Dalla opposta parte i repubblicani si affaticarono in quel primo giorno a munire le fronti offese del Castelnuovo ed a sbarrare alcune strade della città, così che fossero ancora in repubblica i tre castelli Nuovo, dell’Uovo, Santelmo, il palazzo, la casa forte di Pizzofalcone, l’ullima punta dell’abitato detta Chiaja. Durarono le batterie nei seguenti giorni; alcuni repubblicani disertando si girarono al re, il comandante del castello di Baja invitò i Siciliani ad impadronirsene, due uffiziali fuggiti dal Castelnuovo furono visti alzar trinciere contro quel forte che dovevano per sacramento difendere; ma di cotesti colpevoli taccio i nomi, perchè pochi ed oscuri più nocquero alla propria fama che alla repubblica; o perchè in tanti mutamenti di stato le tradigioni grandi e felici hanno coperto le minori, sì che oggidi la fede, il giuramento, i debiti di cittadino, le religioni di settario sono giuochi di astuzia, nutriti dal dispotismo, cui giovano tutte le bassezze della società più corrotta, di modo che il censo progressivo de’ vizii e delle virtù civili dal 1799 sin oggi mostrerebbe quell’anno il tempo meno tristo del popolo napoletano: tanto di mese in mese i pubblici costumi degradarono.

Assalita la piccola rocca di Castellamare da batterie di terra e di vascelli siciliani ed inglesi, non cedè che a patti di andare il presidio libero in Francia, ciascuno portando i beni mobili che voleva, e lasciando sicuri nel regno possedimenti e famiglie. Il sotto ammiraglio inglese Foote sottoscrisse per le parti regie il trattato; e poscia il presidio, apprestate le navi, fu menato a Marsiglia. Nella guerra della città una stoltizia de’ borboniani, altra de’contrarii generarono pericolo gravissimo. Dal castello del Carmine tiravano per ignoranza palle infocate contro i saldi muri del Castelnuovo; ed una,