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292 LIBRO QUINTO — 1800.

trasportando a catena di braccia smisurati pesi; ed al discendere (per condizioni peggiori del terreno) mandare a precipizio i cannoni commessi nel seno di alberi cavati; regolar la caduta degli altri pesi; tenersi a fatica sopra que’ geli eterni; così che venne pensiero ad un soldato seder sul ghiaccio e strisciarsi per la china; la qual cosa, veduta dal primo consolo ed imitata, fu seguita (quasi esempio fosse comando) dall’esercito intero; e però in due giorni furono quelle alte cime tragittate.

Gli altri tre eserciti per altri monti e valli procedevano con pari stento e felicità: il generale Moncey per il San Gottardo, Chabran per il piccolo San Bernardo, Thureau per il Monte Cenisio, sessantamila combattenti, e cavalli, ed armi, e macchine, venivano come torrenti per quattro precipizii nell’Italia. L’esercito maggiore, poi che ebbe scacciato dalla città di Aosta e da Chatillon i presidii tedeschi, si arrestò al forte Bard, fondato sopra grosso macigno nel più stretto della valle, tra rupi deserte ed invalicabili che gli si alzano a’ fianchi: piccola città fortificata gli sta vicino, e scorre sotto in abisso precipitoso la Dora; la cinta, di figura ellittica, volge in giro quanto appena trecento metri; e qualche torre distaccata dal forte accresceva le difese; munivano le mura ventidue cannoni; le guardavano trecento ottanta soldati sotto il comando del capitano tedesco Bernkopf; piccola strada per lo spalto traversa la città. Chiesto il passaggio al capo del forte, lo negò; minacciato, rispose dla prode; formate a spavento le colonne di assalto, si guardò; e tentati gli assalti, li respinse. Al dì vegnente iterando le inchieste, le minacce, la guerra, tornarono gli effetti come innanzi; ed intanto mancavano i viveri ed ogni mezzo di averne: la impresa divolgavasi; perivano al piede di piccolo castello quelle genti, quel genio, que’ destini.

Necessità fece aprire per altra montagna (l’Alberedo) un varco a scaglioni, disagevole a’ fanti, pericolosa a cavalli, impossibile alle artiglierie: i Francesi presero, scalando i muri, la città, assalirono nella foga il castello; rinnovarono nella notte gli assalti (non contando per la salute dell’esercito le ferite e le morti), ma furono con perdita maggiore discacciati. Disperazione in essi, onorevole al capitano Bernkopf, suggerì di trasportare i cannoni per le vie della città, sotto le offese aperte del castello. E così perduti uomini e giorni, lasciata buona schiera per lo assedio del forte, quello esercito e gli altri tre giunsero alle pianure d’Italia. Ma benchè ponessero i campi ne’ disegnati luoghi tra Susa e Bellinzona, non istavano in ordinanza di battaglia; però che le valli, com’è natura, sebbene partano vicino da gruppo comune di monti, scostandosi dalle origini si dilargano; e perchè le formazioni delle quattro colonne, la rapidità, il cammino, lo scopo, davano a quella guerra i caratteri