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LIBRO QUINTO — 1800. 301

recenti sconfitte di Marengo; giovavano all’Inghilterra per impoverire l’esercito francese bloccato in Egitto; di altrettanto nuocevano alla Francia, che in quel tempo avendo vantaggio di numero e di fama, le conveniva pace o guerra, ma sollecita. Erano però in Luneville differenti le guise, rapide ne’ Francesi, indugevoli ne’ contrarii; si arrestarono le conferenze e si scioglievano; ma l’Austria, per prolungare, fece le finte che fosse cagione di lentezza l’ostinato proponimento di Thugul, lo dimesse, ripetè, aspettando il verno, le proteste di pace. Non pertanto, Bonaparte intimò le ostilità per il giorno 8 di ottobre in Alemagna; e ’l 5 di settembre in Italia; da che quella guerra prese nome di guerra d’inverno.

Incredibili moti d’ambe le parti. Il primo console, fermate le idee, diede opportuni comandi al generale Moreau capo dell’esercito del Reno, al generale Brune capo in Italia, ed al generale Macdonald per lo passaggio delle Alpi nella valle difficile dello Splugen. Dalla opposta parte l’imperatore austriaco, riordinati gli eserciti ed accresciuti, eletto capo in Italia il generale Bellegarde, corse i campi dell’Inn concitando i soldati e le corti di Alemagna per ajuti ed alleanze. Delle cose mirabili che seguirono toccherò quelle sole che importano alla storia di Napoli.

XX. Denunziate le ostilità, cominciarono, come in guerra è costume, le occupazioni de’ paesi neutri; in Italia il generale tedesco Sommariva, governatore di Ancona, campeggiò le terre sino a Ferrara, e quasi alle porte di Bologna; e Bonaparte comandò che fosse la Toscana occupata. E poichè d’essa il sovrano, Ferdinando III, stando a Vienna, aveva confidato il carico delle cose militari allo stesso Sommariva, questi usando del nome del principe e dell’amore che gli serbavano i soggetti, presto compose milizie ordinate sotto il generale toscano Spannocchi, e bande armate di cittadini, sotto varii capi, combattenti da popolo. Le quali bande, moleste al nemico, ma distruggitrici delle proprie terre e città, si fortificarono nel montuoso paese di Arezzo. Montavano i Tedeschi, tra Ancona, Ferrara e Firenze, a più di quindicimila soldati; Spannocchi assoldava dodici migliaja di Toscani; una grossa legione napoletana stava su le mosse negli Abruzzi; il generale Damas con legione più forte accampava nella Romagna; le bande sciolte apparivano numerose: era dunque facil opera e sollecita formare esercito di quarantamila combattenti su gli Apennini, al fianco ed alle spalle delle linee francesi; ma lentezza o ignavia, o destino, rattenendo le mosse, diede opportunità al generale francese Dupont di avanzare con Ire legioni nella Toscana. Una, ch’egli medesimo guidava, dopo fugate le bande aretine e romagnole intorno a Lugo e Faenza, e respinto il generale Spannocchi presso Barberino, entrò il 15 di ottobre a Firenze; la seconda legione prese Livorno, ed