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LIBRO QUINTO — 1801. 309

i settanta anni, bravo per naturale vigore ed onorate abitudini di guerra. Queste genti, ajutate da mano inglese di quattrocento soldati sotto il colonnello Airey, e da tumulti nell’isola, e dalle bande dei cittadini, sostennero assedio maraviglioso per combattimenti di terra e mare, lungo di tredici mesi contro schiere le più agguerrite e fortunate del tempo. Nè cederono che per comando di quello istesso Ferdinando III, la cui bandiera difendevano; e il Fisson per ischivare, la vergogna non già, ma il dolore di cedere la fortezza, ne lasciò il carico ai cittadini, ed egli con le genti assolate navigò per Toscana. Le guardie municipali aprirono le porte ai francesi, ed il già presidio scemato di quei soli che morirono combattendo, tornò libero ed onorato alla patria, dove il Fisson serbò, ed oggi morto ancor serba bella fama. Non era guerra in Europa che per la Inghilterra, ma venne a rallegrare le speranze il congresso in Amiens di ambasciatori francesi e inglesi per trattar pace.

Così lieto finiva l’anno 1801 quando in Napoli morì l’infante Ferdinando nipote al re, e poco appresso la infelice madre di lui Clementina, giovine che di poco superava i vent’anni, sposa e moglie sempre misera, perchè prima, come ho detto, tratteputa in Austria da impedimenti di guerra, poi venuta nell’armistizio tra schiere nemiche e fortunate, mesta nelle nozze, fuggitiva con la famiglia dal regno, scontenta della casa, orbata del figlio, lungo tempo moribonda per malattia lenta e struggitrice, serbando interi i sensi e la ragione. Morta, arrecò lutto al popolo, bruno alla reggia.

Non ancora finito quell’anno, l’astronomo Giuseppe Piazzi dall’osservatorio di Palermo scoprì e aggiunse al sistema solare nuova stella, che nominò Cerere Ferdinandea, per alludere alle ricche messi della Sicilia ed al re di quel regno.

XXIV. Continuando in Amiens le conferenze di pace, se ne stabilirono i preliminari che toccavano alle quattro parti del mondo; ma io ne dirò quanto solo importi alla nostra istoria. Lo sgombero dei Francesi dallo stato di Napoli e di Roma, e degl’Inglesi da qualunque posto che occupassero nel Mediterraneo; la ricognizione delia repubblica delle Sette Isole; la restituzione all’ordine gerosolimitano dell’isola di Malta, che dovea restare indipendente, neutrale nelle future guerre, presidiata, finchè l’ordine mancasse di milizie proprie, da duemila soldati del re di Napoli. Gli sgomberi avvenissero, secondo le distanze, in tempi prefissi. Il trattato era comune con la Porta Ottomana; le ratificazioni così delle due parti, come dai potentati che avevano interesse nella pace di Amiens, presto seguirono: parve nel mondo finita la guerra.

Bonaparte, inteso a raffermare gli ordini interiori della Francia per imprendere voli più arditi di signoria, desideroso di quiete, sollecitò perciò di eseguire i preliminari d’Amiens, vuotò de’ soldati