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310 LIBRO QUINTO — 1802.

francesi le terre di Roma e di Napoli. E poichè il restar liberi di peso e di soggezione piaceva ai popoli ed ai principi dei due stati, il generale Murat, per cogliere il merito di opera gradita, venne in Roma, rispettoso al papa e dal papa onorato; e poscia in Napoli dove le accoglienze e le feste furono maggiori, perchè più grande il benefizio, più splendida la corte, più vasto il regno. Lo ammirava il popolo per il bello aspetto, per le fogge d’abito straniero e vago, e per la gran fama di guerra; l’onoravano il principe Francesco reggente, i reali ed i ministri della casa per l’allegrezza della pace e per gli usi di corte; ed al suo partire, il reggente, a nome del re, gli fece presente di brando ricchissimo, non sapendo in quel tempo la casa dei Borboni quali destini per lei stessero nascosti nella spada di Murat.

Uscirono al tempo stesso dal regno le milizie russe, che venute in poco numero nemiche della repubblica Partenopea, l’anno 1799, accresciute per i casi di guerra nelle isole Ionie, stanziate per pigliar consiglio e destro dagli avvenimenti; ora, fatta in Amiens la pace, tornavano richiamate in Russia. Cosicechè, pacificato il mondo, e libero il regno di genti straniere, venne in Napoli da Sicilia il re Ferdinando, tra feste piuttosto vere che prescritte, perchè ammirato dopo tanti casi di fortuna, e come portando seco destino indomabile di grandezza. Indi a due mesi giunse da Vienna la regina, che sebben fosse cagione più vera della salvezza della corona, fu, per la sua mala fama e le passate memorie, meno gradita. Riunita la regal famiglia e felice, strinse doppie nozze con la casa spagnuola, maritandosi al principe Francesco di Napoli, rimasto vedovo, la infanta di Spagna Isabella, ed a Ferdinando principe di Asturies Maria Antonietta principessa di Napoli. Navilio spagnuolo venne a servizio di questa principessa; e quindi unito a navilio napoletano, che andava col principe Francesco a Barcellona per accogliere la principessa Isabella, navigarono insieme, e quello di Napoli tornò con gli sposi il 19 di ottobre del 1802. Per la gioja della pace, del ritorno dei principi e delle nozze, furono continue le feste nella reggia e nella città.

Frattanto il primo console ordinava tutte le parti dello stato. Egli nominato in Francia console a vita con la facoltà di scegliere il successore, ed in ItTalia presidente della Cisalpina, aveva già strette in signoria quelle repubbliche, e poi man mano sostituendo alle pratiche della libertà le opposte della obbedienza, riduceva il popolo alle forme nuove, ma con giustizia ed utilità pubblica. Rialzò gli altari, mantenne i sacerdoti, ordinò le scuole, provvide alle finanze, alle amministrazioni, al commercio, aprì nuove strade, scavò canali, cominciò, poi finì cosa immortale, il nuovo codice, e però imprese o compiè tutte le opere della civiltà. La Francia ne fu lieta,