Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 I.pdf/339

Da Wikisource.

LIBRO QUINTO — 1805. 329

parecchi tentarne il varco, e vi rimasero trattenuti, quindi presi o morti. L’annientamento dell’ala sinistra portò debolezza e scompiglio alla diritta ed al centro, così come nella opposta parte la certa vittoria doppiò l’animo e le forze; nè più si combatteva se il valore dei Russi comportava che avesse il nemico facil trionfo, ma durò la guerra l’intiero giorno. Suonando alfine a ritirata i tamburi russi, gli avanzi del collegato esercito soprastettero molte miglia indietro del campo, e l’oste francese riposò fortunata dove avea vinto. Rivolgo il pensiero dagli effetti dolorosi della giornata, che fu mesta da troppe morti anche al vincitore; e dirò di salto che all’esercito russo, per generosità di Bonaparte, fu concesso il ritorno alle sue terre, e che i legati degl’imperatori d’Austria e di Francia, convenuti a Presburgo per gli accordi, stabilirono (ciò fu a’ 26 del dicembre di quell’anno 1805) fra molti patti quelli che qui riferisco perchè importanti alla nostra istoria. Pace: aggiunti al regno d’Italia gli stati veneti posseduti dall’Austria per i trattati di Campoformio e di Luneville; i regni di Baviera e di Wurtemberg ed il ducato di Baden ingranditi di città e terre austriache in ricompensa della confederazione colla Francia; riconosciuto dall’imperatore d’ Austria il regno e re d’Italia, ed il nuovo stato di Piombino e di Lucca.

Per gli alleati dell’Austria non si trattò; l’esercito di Alessandro, con itinerario fissato dal vincitore, tornò in Russia; restò la gran Bretagna nemica, Napoli abbandonata. Ed in mal punto, perciocchè l’ira di Bonaparte contro la casa dei Borboni era grande e manifestata in un bullettino (così chiamava i commentarii di guerra) nel quale diceva: «di avere spedito Saint-Cyr con esercito poderoso a punire i tradimenti della regina di Napoli, ed a precipitare dal trono donna colpevole che tante volte sfrontatamente avea profanato quanto di più sacro hanno gli uomini; che le praticate intercessioni di potentato straniero erano tornate vane, la dignità della Francia, quando anche cominciar dovesse nuova guerra è «e durarla trent’anni, non comportando che malvagità sì grandi restassero impunite. Aver dunque i Borboni di Napoli cessato di regnare, e de’ suoi precipizii esser cagione l’ultima perfidia della regina; andasse ella in Londra, accrescesse il numero de’ briganti.»

Fa maraviglia osservare dalle narrate cose che a’ 17 di ottobre cadesse a’ Francesi la fortezza di Ulma dandosi prigione il maggiore esercito tedesco, ed a’ 26 di quel mese il re di Napoli ratificasse la lega con la già debellata casa d’Austria; che a’ 13 di novembre i Francesi occupassero Vienna, città capo dell’impero, non essendo bastati a difenderla i freschi eserciti austro-russi, e sette giorni più tardi ricevesse il re ne’ suoi porti le armate inglesi e moscovite, facendo la nemicizia e la mancata fede irrevocabili e manifeste; e che,