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24 LIBRO PRIMO — 1707.


Il principe di Castiglione, o non ancora sentisse morte le speranze, o (che più l’onora) si conservasse fedele alle sventure della sua bandiera, con mille cavalli riparavasi nelle Puglie; ma trovato munito dal nemico il passo di Avellino, deviò per Salerno. Più numerosa cavalleria tedesca lo inseguiva; le sue genti lo abbandonavano; con pochi resti de’ mille fu prigione. Potendo quegli esempii su tutto il regno, si arresero al general Veizeel gli Abruzzi, che il duca d’Atri vanamente incitava alla guerra, ed indi a poco la fortezza di Pescara; la sola Gaeta, rinforzata delle galere del duca di Tursi, faceva mostra di resistere lungamente.

Stretta di assedio che il conte Daun dirigeva, e aperta, non finito il settembre, una breccia, gli assalitori vi montavano, e gli assediati andavano fuggendo in mal ordine dietro un argine alzato giorni innanzi per compenso de’ rotti muri: la debilità del luogo, la paura de’ difensori, l’impeto degli assalti, la fortuna portando i Tedeschi oltre la fossa e la trinciera, entrarono nella costernata città e vi fecero stragi e rapine. L’Ascalona e pochi altri riparati nella piccola torre di Orlando, la cederono il dì seguente per solo patto di vita, e vennero in Napoli prigioni: erano, tra i più chiari, oltre il vicerè, il duca di Bisaccia e ’l principe di Cellamare, uomini poco innanzi autorevoli e primi nel regno, valorosi nelle battaglie, nobilissimi di sangue. favoriti sempre dalla fortuna; oggi avviliti e prigioni di babaro straniero. La plebe, dietro quella misera truppa di cattivi, offendeva l’Ascalona rammentando le esercitate crudeltà nella congiura di Macchia; e più spietata e codarda volgeva le ingiurie a’ due nobili napoletani che soli o tra pochi mantennero nelle sventure la giurata fede a Filippo. 11 dominio di Cesare si stabili nel regno; e chiamato in Germania il conte di Marlinitz, restò vicerè il conte Daun.

VII. Subito attese a ricuperare le fortezze (dette Presidii) della Toscana. che soldati spagnuoli guardavano. Al general Vetzeel, colà spedito con buona schiera, si renderono Santo Stefano ed Orbitello: indi per più gravi travagli di guerra, Porto Longone; e finalmente, nel 1712, Portercole. Chiamato il Daun a guerreggiare in Lombardia, gli succede ne! viceregno il cardinale Vincenzo Grimani veneto.

Era finita per Napoli la guerra; ma la occupazione di Comacchio da’ soldati cesarei, la intimazione di Cesare al duca parmigiano di tenersi feudatario non più del papa, ma dell’impero, e infine il divieto al regno di pagare le tasse consuete al pontefice, mossero Clemente XI ad assoldare venti mila uomini d’arme sotto il conte Ferdinando Marsili, bolognese, ed accamparli nelle terre di Bologna, Ferrara e Comacchio. Ciò visto, il Daun partivasi dalla Lombardia verso quella schiera, ed in Napoli si adunavano altre