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40 LIBRO PRIMO — 1734.

stando l’armata spagnuola sempre a mostra della città, e le piazze delle navi piene di soldati e d’insegne, il vicerè, conoscendo ch’era pericolo il più restare, si partì al declinare del giorno 3 di aprile con gli Alemanni suoi, e soldati ministri; da fuggitivi però, che senza i consueti onori e senza editto, per le vie meno popolose della città, verso Avellino, e di là verso Puglia. Alla città senza capo e senza difesa provvidero i magistrati e le milizie civili.

XXIII. L’Infante. dopo sei giornate di cammino, pervenne a Maddaloni con tardità ch’era consiglio per dare alla fama spazio di pubblicare la buona disciplina dell’esercito, le liberalità del nuovo principe. La regina Elisabetta, ricca dei freschi tesori venuti dal Messico, ne aveva data parte all’Infante per l’acquisto di Napoli: ed egli, magnifico, gli spargeva largamente nei popoli: pagava le vettovaglie, faceva doni, limosine, benignità frequenti; e, come usava quel tempo, dava spesso a gettare nella moltitudine monete a pugni. Entrando nella città di Maddaloni fu incontrato da numeroso drappello di nobili napoletani, concorsi a fargli guardia di onore. Sopraggiunsero gli Eletti di Napoli, deputati a presentare le chiavi, sperargli felicità, promettere fede ed obbedienza: conchiudendo l’aringa col dimandare confermazione de’ privilegi della città. Carlo, in idioma spagnuolo, per sè e per il padre re delle Spagne, li confermò. Non poco diversi da’ presenti erano que tempi: oggi a signor nuovo si chiederebbe leggi, giustizia, eguaglianza civile; il nome di privilegio faria spavento, la primazia di una città o di un ceto produrrebbe tumulti: la storia che scrivo spiegherà le cagioni de’ mutati desiderii. L’Infante nel resto del giorno, in presenza del popolo, attese ad uccidere colombi che nelle torri del magnifico ducal palagio nidificavano: come in Alife e in san Germano passò giorni alla caccia; non potendo le sollecitudini della guerra, o le cure di regno distorlo da quei passionato diletto, il quale, invecchiato, gl’indurò il cuore, macchiò parecchie fiate le virtù di buon principe, e pur talvolta lo espose a pericolo della vita.

Il dì seguente, 10 di aprile, trasferì le stanze da Maddaloni ad Aversa, e per consiglio provvide alla guerra ed al regno. Fece suo luogotenente il conte di Charny per gli ordini civili della città e delle province; volle che i tribunali, per le agitazioni della guerra inoperosi, tornassero alle cure della giustizia. Mandò con sei mila soldati il conte Marsillac ad occupar la città, disbarcare le artiglierie per gli assedii, assediare Baja e tre forti della città, stando il quarto (il Carmine) senza presidio, a porte schiuse. Altre squadre accampò nelle pianure di Sessa per impedire a’ presidii di Capua e Gaeta di comunicare insieme e, correndo il paese, vettovagliarsi, E finalmente mosse contro le Puglie la scelta dell’esercito a combattere il vicerè, che avendo unite alle proprie schiere quelle del generale