Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 I.pdf/51

Da Wikisource.

LIBRO PRIMO — 1734. 41

Caraffa e del principe Pignatelli, ed altre venute da Sicilia, attre da Trieste, campeggiava le province con otto mila soldati. Ma il duca d’Eboli, capo degli Spagnuoli, procedeva lentamente per aspettare la espugnazione de’ castelli della città, e così, minorati gl’impacci, aver pronte allure squadre ai suoi bisogni.

Il forte di Baja, dopo breve assedio aperta la breccia, si arrese il 23 di aprile; il castello Santelmo il 25; il castello dell’Ovo il 2 di maggio: il Nuovo (sol perehè gli assalitori nel mezzo dell’assedio, mutata idea, investirono altra fronte) resistè più lungamente; ma pure il 6 di maggio abbassò le porte. I presidii de’ quattro castelli furono prigioni; poche morti soffrì l’esercito spagnuolo e poco danno, ricompensato largamente dalle abbondanti provvigioni quivi trovate e dalle valide artiglierie, che subito volse agli assedii delle maggiori fortezze. Cotesti castelli quando furono edificati, utili secondo il tempo, avevano le condizioni convenienti alle armi di quella antichità ed alla scienza comune di guerra. Oggi sono a perdita d’uomini e di provvigioni, cittadelle contro del popolo, ricovero ed ardire alla tirannide. Ingrandire il piccolo castello di Santelmo tanto che alloggiasse forte presidio di tremila soldati, e demolire i tre castelli della città, sol che restassero batterie difenditrici del porto, sarà il senno di futuro governo quando in altra età i reggitori di Napoli non temeranno le ribellioni, guardati da leggi, giustizia e discipline.

XXIV. Resa libera la città di ogni segno del passato dominio, l’Infante il 10 di maggio vi si portò con pompa regio, tra esultanze straordinarie del popolo, però ch’erano grandi le universali speranze, e ’l tesoriere spargeva nelle vie della città monete in copia di argento e d’oro. Egli entrava nel mattino per la porta Capuana; ma, volendo prima rendere a Dio grazie de successi, scese nella chiesa suburbana di san Francesco e restò in quel monistero di frati sino alle quattro ore dopo il mezzodi: quando, montato sopra destriero, con abiti e giojelli ricchissimi, venne in città, e’ furono prime cure sue visitare il duomo, ricevere dalla mano del cardinal Pignatelli la ecclesiastica benedizione, assistere divotamente alle sacre usate cerimonie, e fregiar la statua di san Gennaro con preziosa collana di rubini e diamanti. Compiuto nel duomo il sacro rito, continuò il cammino sino alla reggia; e passando innanzi alle carceri della vicaria e di san Giacomo, ricevute le chiavi in segno di sovranità, comandò aprir le porte per mandar liberi i prigioni: insensata grandezza! La città fu in festa; le milizie schierate nelle strade, o poste in guardia della reggia, erano urbane: i fuochi di allegrezza e le luminarie durarono tutta la notte.

Ma il giubilo de’ cittadini non dissipava i timori di guerra. Si combatteva nella Lombardia, la vicina e ricca Sicilia fruttava a