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LIBRO PRIMO — 1734. 43

parire de’ contrarii, lasciato in Bari piccolo presidio, accampò l’esercito in Bitonto, città più forte per più saldi ripari e per munito castello e lunghe linee di fossi e muri nella campagna; lavoro di agricoltura, utile non di meno alle difese. Pose nella città milacinquecento soldati, manco atti alle battaglie; schierò le altre genti dietro i muri e i fossi della campagna, accampò la cavalleria su la diritta dell’esercito, ridusse a castelli due monasteri collocati acconciamente alle ali estreme della sua linea. E ciò fatto, altese gli assalti del nemico.

Il quale volse anch’egli le sue colonne da Bari a Bitonto, avendo schiere maggiori usate alla guerra, cavalleria doppia della contraria ed artiglierie copiose. Giunto a vista degli Alemanni, accampò; e nel seguente mattino; 25 maggio di quell’anno 1734, spiegò le ordinanze, soperchiando la fronte nemica, e ponendo fanti contro fanti, cavalli contro cavalli, ed altra cavalleria, di che abbondava, su l’ala diritta per correre la campagna e per gli eventi. Tentò gli Alemanni con poche genti; e trovata resistenza, retrocede confusamente, sperando che il nemico, fatto ardito, uscisse dai ripari ad inseguirlo: ma poi che le simulazioni non ingannarono il Belmonte, Montemar sperò vittoria dall’aperta forza; e movendo i fanti, spingendo i cavalli, accendendo le artiglierie, fece suonare ad assalto i tamburi e le trombe. Alle quali viste trepidarono i cavalieri alemanni; e dopo breve ondeggiare ruppero in fuga disordinatamente verso Bari, fuorchè il colonnello Villani con due cento Usseri che, pure fuggendo ma ordinato, prese il cammino degli Abruzzi e si ricoverò in Pescara, La partenza de’ cavalieri, non attesa e così celere che parve diserzione non fuga, sbalordì le altre schiere; e per fino il generale Belmonte ed il principe Strongoli, altro generale agli stipendii di Cesare, lasciato il campo seguirono i fuggitivi. La vittoria di Montemar fu certa e chiara; chè se la guerra due altre ore durò per combattimenti singolari, inutili ed ingloriosi, fu solamente perchè mancava nel campo di Cesare chi ordinasse di arrendersi. Furono espugnati i due conventi, si diedero nello stesso giorno la città e il castello di Bitonto, si diede al dì vegnente la città di Bari: mille degli Alemanni morti o feriti, prigione il resto; preda del vincitore armi, attrezzi, bagagli; e suo trofeo ventitrè stendardi. Perdè l’esercito spagnuolo trecento morti o feriti, e furono prezzo della conquista di un regno e della gloria che ne colse il conte di Montemar, meno per sua virtù che per gli errori del nemico.

Doveva il Belmonte far sua base gli Abruzzi, liberi di Spagnuoli, con la ben munita fortezza di Pescara ed i forti castelli d’Aquila e Civitella: doveva ne’ due mesi che oziosamente vagò per le Puglie, preparare i campi a combattere: doveva, così indugiando, instruire e agguerrire i soldati venuti di Croazia, per dar tempo a’ promessi