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58 LIBRO PRIMO — 1739-41.

gli proibì con legge i nuovi acquisti. Simili provvidenze erano continue: e però debbe dirsi a pregio di Carlo che nelle relazioni con la Chiesa, egli prima per trattati o per leggi tolse gl’impedimenti alla civiltà, e poi per opere agevolò il sentiero a novelli progressi.

XXXVII. Per trarre giovamento da’ patti del concordato su le immunità reali, bisognava conoscere appunto i possessi della Chiesa, e similmente de’ feudi, delle comunità, de’ pii luoghi laicali, delle pubbliche fondazioni. La statistica, oggi sì chiara, era ignota in que’ tempi; ma una specie di lei (che necessariamente sorge, benchè informe, ne’ principii di ogni civiltà) si offre alla mente de’ reggitori tostochè vogliano governare un popolo non più co’ modi della prepotente ignoranza, cioè segreto ed arbitrio, ma con le regole della giustizia e la coscienza di bene operare. Tal era l’animo del re Carlo e del suo ministro: i benefizii del loro governo, poichè mancavano la scienza e le dottrine, nascevano da istinto e da amore: siccome i mali, dagli errori del tempo e dalla strettezza del loro intendimento. Era Carlo ignorante, poco meno il Tanucci, entrambo, insufficienti ad anticipare la futura civiltà, coltivavano la presente e ne spandevano i doni e le regole. Oggi tal re, tal ministro, posti a governare nazioni, le farebbero grandi o felici. E però, che la scienza amministrativa di allora era il catasto, essi l’ordinarono, introducendovi molte parti di statistica universale.

Posando l’opera su le volontarie rivelazioni, i semplici, gli onesti palesavano il vero; gli scaltri mentivano: fu mirabile sincerità ne’ migliori dello stato e negli ultimi del popolo; come le discordanze e le menzogne ne’ curiali, ne’ cherici, ne i baroni. I privilegi di alcune città mantenuti per gli editti di Filippo V e dello stesso Carlo; le terre feudali soggette alle proprie leggi: alcune immunità della Chiesa riconosciute nel concordato, impedivano la celerità del lavoro: ma essendo salda e continua L’opera del governo, il catasto fu compiuto, e comunque imperfetto triplicò la entrata pubblica, diede alcun ristoro alla classe più misera de’ cittadini; molte passate fraudi rivelò, molte per lo avvenire impedì. E più sarebbe stato il benefizio, se il Tanucci o Carlo intendevano le regole della finanza; fu mantenuto il testatico, la sola vita era cagion di tributo, si tolleravano gravezze alle spese ed all’entrate, molte rendite di doppio aspetto doppiamente pagavano al fisco, molte altre sfuggivano alle imposte, pagavano le arti e i mestieri, non pagavano le professioni dette nobili, come di medico, di avvocato, di giudice, per astuzia e brighe di costoro. Gli arrendamenti, specie di dazii indiretti, disordinavano le private industrie; quello del tabacco, vietando la coltivazione libera della pianta, per piccolo finanziero guadagno distruggeva gran frutto delle nostre terre. E