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62 LIBRO PRIMO — 1744.

provvisamente nemica. Ma comunque acerba quella promessa e comunque data, perchè di re, fu mantenuta: rivocai l’esercito combattente sul Po; gli eserciti di mio padre, menomati di quello ajuto, pericolarono: i porti furono chiusi alle navi spagnuole, il commercio impedito, negati i soccorsi, e per la opposta parte tutto concesso alla bandiera della Inghilterra. Mercede a tanti danni e dolori, ricompensa di tanta fede, poderoso esercito tedesco secondato da navi inglesi, fingendo d’inseguire poche i schiere spagnuole, sta per valicare il Tronto, portar guerra negli stati di Napoli, e, se vincesse, scacciarne il re. La neutralità è dunque rotta, e rotta per essi. Io, con le forze de’ miei regni, con la giustizia della mostra causa, e co’ soccorsi che prego da Dio, andrò a confondere quegl’iniqui disegni.»

Il re medesimo volea guidare in Abruzzo venti mila soldati per unirli a que’ di Spagna, constituire una reggenza per governo dello stato, ricoverare in Gaeta la giovine sposa e la bambina di poco nata. Pubblicati gli editti e gli apparati, fu grande spavento e dolore nel popolo: cinque eletti della città, mentre la moltitudine stava mesta ed affollata nella piazza della reggia, pregarono a Carlo non disertasse il regal palagio del nome de’ Borboni: lasciasse la regina e la infanta alla fede del popolo, custoditrice più valida che i muri di Gaeta. Ma quegli, riferite le grazie, non mutò consiglio, dicendo chè in aperta città il solo timore di nemico assalto, e lo zelo medesimo delle guardie e de’ cittadini farebbero pericolo a donna incinta. Confidava nella fedeltà universale: e tanto che in quel giorno farebbe liberi tutti quei tristi e miseri tenuti prigioni per delitti di inconfidenza, partigiani di que’ Tedeschi ch’egli andava a combattere con l’armi. Usano i re tiranni imprigionare ne’ pericoli fino gl’innocenti: Carlo i rei. Le quali magnanimità divolgate produssero nel popolo tanto amore e tanto zelo che pareva famiglia, non stato. La nobiltà, dopo di aver manifestato il suo disdegno all’imperatrice regina, perchè osava tentare la sua fedeltà, con foglio scritto e per deputati rinnovò a Carlo i giuramenti: i rappresentanti della città dando al re trecento mila ducati per sostegno della guerra, promisero vettovaglie quante bisognassero agli eserciti, finchè la guerra durava; e la plebe a crocchi, a moltitudini andava gridando per la città voci augurii di felicità e di onore. Tra quali fortunati presagi la regal famiglia partì, la regina con la infanta per Gaeta, il re per gli Abruzzi dove raggiungerebbe le sue schiere.

XLI. Prima ch’elle si unissero all’esercito spagnuolo; il generale tedesco Broun con potente mano di fanti e cavalieri, passato il Tronto, campeggiava quelle estreme parti degli Abruzzi, e tuttodì le schiere combattevano: non temporeggiando, però che Broun aspettava l’esercito di Lobkowitz, e ’l conte di Gages quello di