Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 I.pdf/77

Da Wikisource.

LIBRO PRIMO — 1744. 67

piegarono verso l’ala diritta del campo; il qual movimento fu cagione ed appoggio a maggior fatto.

Tornato uno e l’altro esercito all’usata lentezza, gli Alemanni per l’estranio clima infermavano, per penurie scontentavansi, per ingenila ribalderia desertavano; si assottigliava l’esercito. Premevano il cuore al conte Lobkowitz i danni dell’Artemisio, la mala fama che ne correva fra le sue genti e in Italia, i recenti fatti che svergognavano i vanti: ma in quel tempo il vescoro Thun accertava pronta nel regno la ribellione, sol che l’ajutassero poche forze; e la imperatrice mandava da Vienna comandi audaci ed altieri. Sì che Lobkowitz scrisse all’ammiraglio inglese, minacciasse Gaeta, e incitando i popoli, corresse le marine del regno: spedì nuovamente negli Abruzzi alcuna sua schiera, piccola di numero; ardita, che alzasse grido di vittoria, animasse i ribelli, devastasse le terre, uccidesse i fedeli a Carlo: mezzi nefandi. Sperava che il re alle mosse del regno accorrendo con buona parte dell’esercito, indebolisse il campo di Velletri; ma svanì quelle speranze l’amor de’ soggetti, che si tenne saldo e più crebbe.

XLV. Fece Lobkowitz altra pruova. Il campo di Carlo aveva debole l’ala sinistra; nella quale come lontana dal nemico e non mai turbata in quella guerra per assalti o timori, stavano i presidii, quasi in pace, negligenti: e benchè i Cesariani, dopo i fatti dell’Artemisio si fossero avvicinati a quella parte, non erano però cresciute le guardie, nè la vigilanza. Surse voce, come spesso in guerra, senz’autore, senza principio, che gli Alemanni attaccherebbero per sorpresa la sinistra del campo: non fu creduta. Ma Lobkowitz il dì 8 di agosto dell’anno 1744, chiamati a consiglio i primi e più animosi dell’esercito, disse. «Invano sperammo tumulti ne’ reami di Carlo, e scoramento, diserzioni, penurie ne suoi campi. Noi abbiamo incontro esercito forte e felice: scemano i nostri soldati per morte, infermità, e fughe. L’indugio è contro noi: a noi non resta che impresa egregia o vergognoso ritorno in Lombardia. Tenendo certa la vostra scelta, io vi espongo la impresa. Il nemico mal custodisce la sinistra del campo; il luogo debole per natura non è munito dall’arte; pochi lo guardano, e per lungo non mai turbato riposo giacciono nella notte spensierati e ubbriachi. Molte vie nella pendice della valle menano a quel punto, ed altrettante guide, non compre, amiche, ho già in pronto. Per vecchia rovinata muraglia è facile ingresso; è, appena entrati, libero cammino alla città, agli accampamenti, alla casa del re. Udite. Una colonna de’ migliori soldati, taciti dietro le guide marciando nella notte, entrando per il rotto muro, trafitte nel sonno le guardie, proceda nella città, uccidendo nel silenzio soldati e cittadini. E quando i vigili o i fuggenti abbiano destata l’oste