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70 LIBRO PRIMO — 1744.

gli acquisti; tre mila soldati di Borboniani, poco manco degli Alemanni, morti o feriti; di bandiere e di artiglierie, la perdita eguale d’ambo le parti; il grido e ’)lsentimento della vittoria per Carlo. Il quale al dì seguente rendè grazie all’esercito, lodando gli Spagnuoli del valor pari all’antico, e i Napoletani di avere agguagliato i forti della guerra. Distribuì onori e danari, chiese a’ soggetti, ed ottenne assai più della inchiesta, uomini, cavalli, vesti ed argento. Richiamò dall’Abruzzo il duca di Lavello con la sua schiera, giacchè gli Alemanni n’erano stati scacciati; sentì arrivati nel porto di Gaeta muovi reggimenti spagnuoli, che favoriti dal vento e dalla fortuna, traversando inavvertiti la flotta inglese, venivano in pochi giorni da Barcellona. Frattanto istruito da’ passati pericoli munì più fortemente l’ala sinistra ed ogni altra parte del campo, sì che dopo la battaglia tornò Carlo più potente nella forza degli eserciti, nella mente degli uomini.

XLVII. Di altrettanto indebolì la possanza, l’animo e la fama di Lobkowitz; l’ultima pruova infelice; i capi dell’esercito, come suole nelle avversità, contumaci; le penurie accresciute, i cavalli cadenti, gli uomini infermi o svogliati, imminente l’autunno; e per la guerra sventurata o varia di Lombardia, mancate le speranze di soccorso. Pur non moveva per non dar mostra di timidezza e per aspettare dal tempo e dal caso non preveduti favori. Così restò tutto l’ottobre; ma nella prima notte del novembre, tacito ed ordinato, avendo simulate nel giorno le apparenze di ferma dimora, e nella notte istessa i fuochi, le ascolte, le pattuglie, le voci de’ campi, celeremente ritrasse l’esercito verso il Tevere e lo valicò sopra due ponti, il Milvio ed un altro di barche in breve tempo costrutto. Nel vegnente mattino il re, veduta la fuga del nemico, lo inseguì; ma il timore sempre più celere della speranza fece giungere i Borboniani al fiume, quando gli Alemanni già su L’altra sponda rompevano i ponti, con tanta prestezza e tanta guardia che furono compiute le rovine sotto gli occhi dell’esercito nemico. Lobkowitz proseguì la ritirata. Carlo si fermò a Roma per rendere culto al pontefice, vedere le grandezze della città santa, e partire l’esercito in due; l’uno che sotto de Gages infestasse gli Alemanni, altro che seco tornasse nel reame. I Romani applaudirono al re con più giusti onori che prima a Lobkowitz.

Il re, partito di Roma, incontrò sul confine l’amata regina, e rimasti un giorno a Gaeta, entrarono in Napoli dove la vera gioja e gli affetti scambievoli stavano in petto e sul viso al re ed a’ soggetti. Quegli sapeva di avere adempiute le parti di capitano e di principe; sentivano i popoli di aver fornito a’ doveri di cittadini e di sudditi, ne’ quali sentimenti (sconosciuti agli schiavi e a’ tiranni) risiede la felicità dell’impero e perfino qualche dolcezza della ob-