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LIBRO OTTAVO.


REGNO DI FERDINANDO I


anno 1815 A 1820.




CAPO PRIMO.


Cenno sullo stato del regno al ritorno del re Borbone; provvedimenti di governo e tristi casi.


I. Cadde Murat nel 1815; ma non seco leggi, usi, opinioni, speranze impresse nel popolo per dieci anni. Delle età delle nazioni non è misura solamente il tempo; talvolta non bastano i secoli a figurarle, tal altra volta bastano i giorni. Vi ha per i popoli un periodo di crisi, e per noi fu tale il decennio de’ re francesi; tutte le instituzioni cambiarono, tutte le parti della società e dello stato mutarono in meglio o in peggio. Il codice civile che nel 1805 divagava in cento volumi, si trovò compreso nel Codice Napoleone, monumento di civile sapienza. Il Codice Penale che a stento si cercava ne’ dispacci o consuetudini del foro, fu raccolto in un corpo di leggi, come che imperfette per la disordinata misura de’ delitti e la soperchia severità delle pene. All’antico processo, oscuro, iniquo, era succeduto il dibattimento. Si trovò un codice sapientissimo di commercio.

La finanza pubblica, che prima componevasi di tributi vaghi e varii, derivati da vecchi abusi feudali, come il Testatico, l’Adoa, il Rilevio; o da pretesti come la Nave bruciata, il Dono gratuito; o da buone cause come il dazio del sale, del tabacco, delle decime; la finanza pubblica rozza ne’ suoi principii, confusa ed ineguale negli effetti, fu lasciata ricca ed ordinata: misura de’ tributi la rendita, gli arrendamenti ritornati al fonte della finanza, chiarito ed ordinato il debito pubblico, fondata la cassa di ammortizzazione, disegnata quella di sconto. Due tarli, avidità e discredito del governo, generati dagli usi e dalle incertezze della conquista, rodevano la finanza: pace e stabilità erano i rimedii, ma in potere del tempo. L’amministrazione delle comunità e delle province, licenziosa innanzi, si trovò ordinata; a’ presidi che avevano potere misto, vario, inefficace, succederono gl’intendenti; ed alle pratiche incerte di