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210 LIBRO OTTAVO — 1819.

e buono ospite re nella reggia straniera; che morì serenamente da cristiano cattolico nel 19 gennajo 1819.

Si fecero le esequie al sesto dì dopo la morte, serbando le ridevoli cerimonie spagnuole, così che da sei giorni era spento il re ma si fingeva che vivesse, mangiasse, comandasse; chiudendo il cadavere nella tomba, tre volte era chiamato a nome, tre volte scosso e pregato a rispondere, onde paresse che per suo talento si partiva dal mondo, non soffrendo la regal superbia ch’egli cedesse al fato universale. Le spoglie, prima deposte nella chiesa di Santa Chiara dove hanno tomba i re di Napoli, furono poi trasportate nella Spagna. Mentre i funerali si celebravano, il re Ferdinando andò da Portici a Carditello per nuova caccia, e facendo invitare la sera innanzi, per averlo compagno, il ministro d’Inghilterra sir William Accourt, n’ebbe risposta che pietose auguste cerimonie (tacendo il nome) impedivano di accettare il grazioso invito. E nel dimani, stando l’Accourt in chiesa ad ascoltare le lodi del defunto, il re con altro foglio, nella chiesa diretto, gli diceva che disbrigato dei funerali di Carlo il raggiungesse a Carditello. L’Inglese maravigliando si recò all’invito, e poi disse che il re fu allegro più che non mai ed avventuroso alla caccia.

Ma nei giorni che succederono sentì l’animo agitato dal timore della morte, però che, visto spento il fratello, rammentò che i Borboni della sua stirpe i più longevi intorno a settant’anni di vita morirono, ed egli era al sessantanovesimo. Ricorrendo alla religione votò un eremo di frati cappuccini, che, in breve tempo eretto nel mezzo del bosco di Capodimonte prossimamente alla reggia, ricetterà il re in una delle sei celle a lui serbata, quando stanco di regno si ritiri dal mondo. Quel bosco istesso voleva mutare Gioacchino in caccia da corsa e torneo, e poco innanzi Giuseppe in orti ameni e lascivi. Indizio dell’animo dei re sono le opere di privato diletto, spesso più dei fatti pubblici composti ad apparenza o a necessità.

XLII. In aprile dell’anno istesso 1819 venne in Napoli a diporto ed a pompa l’imperatore di Austria Francesco I, accompagnato dalla moglie e da una figlia, seguito dal principe di Metternich ed altri personaggi di fama. Riverito ed onorato, ebbe albergo nella reggia. Partì nel maggio seguente; ed allora il re Ferdinando nominò duca di Portella (Portella è una porta della frontiera, ingresso al regno) il principe di Metternich con larghissimi doni. Aveva già creato il general Bianchi duca di Casalanza. in memoria e merito della convenzione di quel nome; e duca di Dino il ministro Talleyrand, che al tempo istesso principe di Benevento per Bonaparte portava nelle sue dignità il documento della mutata fede. Concedè ricche pensioni agli ambasciatori Ruffo, Castelcicala e Serracapriuola, e larghi doni a’ ministri Medici, Tommasi, Circello, Naselli: diede