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LIBRO NONO.


REGNO DI FERDINANDO I. REGGIMENTO COSTITUZIONALE.


anno 1820 a 1821.





CAPO PRIMO.

Moti nel regno. La costituzione chiesta, data, giurata.


I. Agli albori del 2 luglio 1820, due sottotenenti, Morelli e Silvati, e centoventisette fra sergenti e soldati del reggimento reale Borbone cavalleria, disertarono dai quartieri di Nola secondati dal prete Menichini e da venti settarii carbonari, volgendo tutti ad Avellino per unirsi ad altri settarii giorni innanzi sbanditi da Salerno e riparati colà dove la setta era numerosa e potente. Da Nola ad Avellino si cammina dieci miglia fra città e sobborghi popolosi, essendo fertile il terreno, l’aere salubre, gli abitatori disposti alla fatica, d’animo industrioso ed avaro. In mezzo a tante genti quel drappello, fuggitivo non frettoloso, andava gridando: «Viva Dio, re, costituzione»; e poichè il senso della politica voce non era ben compreso dagli ascoltanti, e direi da’ promulgatori, ma per universali speranze i tributarii vi scorgevano la minorazion dei tributi, i liberali la libertà, i buoni il bene, gli ambiziosi il potere, ognuno il suo meglio, a quel grido dissennato dei disertori rispondevano gli evviva di affascinato popolo. Vogliono le rivoluzioni una parola, sebben falsa, lusingatrice degli universali interessi; perocchè le furie civili mostrate nude non troverebbero amatori o seguaci. Giunto il Morelli a Mercogliano, pose il campo, e scrisse lettere al tenente colonnello de Concili che stava in Avellino con autorità militare e potenza civile, essendogli patria quella città, ed egli ricco, nobile, audace. Le lettere dicevano ch’eglino, primi, non soli, promulgavano il comune voto di governo più libero; ajutasse l’impresa, desse gloria eterna al suo nome. Prima delle lettere la fama avea divolgato quelle mosse, e costernate le autorità, concitate le milizie, rallegrato il popolo: de Concili restava incerto tra il secondar Morelli o combatterlo; aveva il pensiero volto al governo.

II. Il re, quando in Napoli giunse nuova dei fatti di Nola, andava