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LIBRO SESTO — 1806. 27

pena di aver dato rifugio a frà Diavolo, fu disciolto, piacendo al governo la onesta occasione di saggiare la opinione comune in un’opera legata alle coscienze, e rallegrandosi all’osservare il plauso de civili, la indifferenza della plebe che già visti altri sfratati nel regno di Ferdinando, e frati giacobini, frati insanguinati ne’ rivolgimenti del 99, aveva perduta per essi o scemata l’antica riverenza. Il governo, preso animo, disciolse gli ordini numerosi di San Bernardo e San Benedetto, ed aggiugnendo persuasioni al comando, disse nel preambolo della legge che la espulsione de’ frati era voluta dal genio del secolo e dalla economia dello stato: tutti i conventi parevano soggetti ad una sorte.

Ma non filosofica nè politica fu l’idea del governo, bensì finanziera ed avara; avvegnachè si sciolsero i conventi ricchi per goder delle spoglie; i poveri e i mendicanti, ch’era di peso il disfarli, duravano; ed assegnando ai già frati tenue stipendio, coloro, sentito l’interesse di tornare alle antiche case, givano destando nel popolo le assopite coscienze. Abbisognava alla politica di quel tempo disfare per intero gli ordini monastici, ridurre ad usi civili gli edifizii e le chiese, dare a quel genere avarissimo larga mercede, e larghe ma cittadine speranze. Così la invecchiata pianta periva. Nè è già che rinverda, perchè, di emula de’ troni fatta serva, perirà dimenticata come la feudalità; ma pure il tronco arido, nudo, nuocerà lunga pezza agli ordini della società ed alle dottrine dell’evangelio.

Come che imperfetta quell’opera fu giovevole allo stato, perocchè la finanza tesoreggiò, crebbero i nuovi possidenti, scemò il debito pubblico; si donarono edifizii alla istruzione, alla educazione, alle case di arti e di pietà; si fornirono le chiese, migliorò la condizione de’ curati, ampliaronsi le biblioteche e i musei; si provvide agli ospedali e ad altre fondazioni di pubblica utilità. I tre conventi di Cava, Montecasino e Montevergine aboliti come case religiose, serbati come archivii del regno, erano mantenuti dalla finanza, ivi conservandosi i documenti della monarchia ce della storia delle Sicilie.

Disciolti i conventi, aboliti i feudi, fu prescritto che i demanii ecclesiastici, feudali, regii, comunali, si dividessero fra cittadini con lieve peso di censo francabile, preferendo i poveri, donando a’ più poveri. Per moto così continuo delle proprietà la rivoluzione compievasi; chè non per nomi o case regnanti gli stati mutano, ma per interessi.

XXVII. Si composero quattro nuovi tribunali e si dissero straordinarii perchè restavano cassi alla promulgazione de’ codici. In ognuno, otto giudici (cinque civili, tre militari) giudicavano inappellabilmente i delitti di stato, o contro la pubblica sicurezza. Lo