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106 | della lega lombarda |
gli stranieri: ed i Pavesi banchettarono con loro1. Mosse tosto Federigo, e con lui tutto l’esercito, per alla volta di Roma a prendere corona d’Imperadore. Ne moriva di voglia. Valicò l’Appennino, senza che in Toscana e per le altre città Lombarde fosse alcuno che gli impedisse l’andata.
Ma intanto i generosi fuorusciti di Tortona dato un addio alla infelice patria, che era messa tutta in soqquadro, colle mogli ed i figli andarono a Milano, recando sui pallidi volti, e le insanguinate persone la storia delle molte fatiche e dolori patiti per tenerle la fede. Non è a dire quanta pietà mettesse negli animi milanesi la loro vista. Fu tosto messo e vinto il partito della riedificazione di Tortona a spese della città. Barbarossa lasciava Pavia, e già le milizie di Porta Comacina, e Porta Nova per decreto del popolo di Milano uscivano di Piacenza, ove erano state di presidio, e con un cinquanta Tortonesi accorsero a rilevare la smantellata città. Poi sottentrarono a queste le milizie di Porta Vercellina e Romana; le quali con incredibile ardore si posero all’opera, incominciando dal rinnovare le fosse, a difesa di qualche assalto de’ Pavesi.
Nè questi tardarono a venire. Avevano tentato di cacciare i primi accorsi su le rovine di Tortona: ma vennero per prudenza rattenuti dal Marchese di Monferrato, che ricordava la provata virtù degli assediati2. Ora vedendo come risorgesse l’abborrita città, adunarono uno sforzo di gente, che non mai era stato il simile ai loro stipendi, e vennero a minacciare i Milanesi. Questi non l’aspettarono: ma valicato il fosso del Borgo di Tortona, uscirono all’aperto ad incontrarli. Erano le sole milizie delle due porte Romana ed Orientale. Al primo scontro caddero oltre a cento cavalieri da ambe le parti. Fu accanita la mischia; ma infortunata pe’ Milanesi; i quali volte le spalle, si raccolsero nella superiore città, lasciando un ricco bottino ai nemici, e molti
- ↑ Otto Fris. lib. 2. c. 21. p. 718.
- ↑ Sir Raul. 1175.