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libro secondo | 117 |
di Lotario. Anche egli voleva stendervi l’ala dell’Imperio. Erano opportune le condizioni: Roberto Principe di Capua capo de’ fuorusciti aveva ribellata gran parte del reame a Guglielmo I, figlio di Ruggiero, il quale era poverissimo di spirito e nulla aveva dell’ingegno paterno; Emmanuele Comneno di Costantinopoli con poderoso naviglio oppugnava Bari e Brindisi. Era dunque facile cavar lo scettro di mano ad un principe imbecille, e fra due nemici che lo spogliavano. Per la qual cosa Federigo, sempre sperando che non gli scappassero i Baroni colle loro milizie, condusse l’oste su pei monti del Ducato di Spoleto, a cessare la morìa in aere più fresco; e cominciò a bandire che voleva il fodro imperiale, per tener contento l’esercito colla pecunia. Si avvicinò a Spoleto.
Questa città reggevasi a comune, aveva i Consoli. Era benissimo affortificata di mura, e di una grande quantità di torri. La qual cosa mise tanta fidanza nei cittadini, da beffarsi della potenza tedesca. Lo addimostrarono co’ fatti. Certo Conte Guido Guerra, uno de’ maggiorenti di Toscana, tornando di Puglia da una ambasceria, cui l’aveva deputato Federigo, stando in città, fu da essi menato in prigione. Richiesti di ottocento lire a titolo di fodro imperiale, non avevano voluto sborsarle. Federigo andò loro contro con tutta l’oste.
Gli Spoletini non lo aspettarono; ma gli uscirono incontro guerreggiando alla leggiera con archi e frombole: ne seguì una calorosa mischia, in cui reggendosi quelli fortemente, Federigo li fece con molto impeto urtare dalla cavalleria; che li ruppe e li rispinse a riparare in città, nella quale insiem co’ fuggenti entrarono anche i nemici. Fu quello l’ultimo dì di Spoleto. Manomessa tutta la città e saccheggiata. I cittadini che non perirono nella zuffa, a sottrarsi al taglio delle spade, si rifuggirono in un vicino monte, donde videro per mano di que’ boreali data miseramente alle fiamme la loro città. Il fetore de’ cadaveri allontanò dal territorio spoletino l’esercito guastatore. Il quale, come Dio volle, giunto alle spiagge dell’Adriatico, ad un