Pagina:Storia della circolazione monetaria secolo XI-XII.djvu/48

Da Wikisource.

Circolazione monetaria in Italia nord-occidentale: secoli XI-XII 47

11091 e 1118 dell’etichetta denarii bruni per designare la nuova emissione milanese degli inizi del XII secolo è del tutto compatibile con le designazioni adottate negli ambiti territoriali di diffusione del denaro pavese. Anche il successivo rinnovamento della terminologia a partire dal 1122, anno della prima comparsa a Novara dei «denarii veteres Mediolaneses», è in sincronia con l’adozione delle nuove nomenclature monetarie ad Asti e a Vercelli tra la fine del secondo e l’inizio del terzo decennio del secolo.

Sembrerebbe dunque che la dinamica e la cronologia dei rinnovamenti nelle emissioni della zecca milanese siano del tutto analoghe a quelle pavesi, tanto che si può senz’altro affermare che le due zecche agirono di conserva. Inoltre come si è già visto per Asti e Vercelli, anche a Novara funzionò quel meccanismo di resistenza di una moneta più forte (ma già deprezzata rispetto alla moneta dell’XI secolo) di fronte all’emissione di una moneta più debole (il denaro “nuovo” milanese, altra faccia nascosta della circolazione monetaria2).

Credo non occorra insistere oltre sull’importanza che ha per la storia economica del XII secolo l’individuazione di questi livelli differenziati di circolazione delle specie monetarie concorrenti, dei quali è dato cogliere in modo diretto solo quello degli scambi di maggiore rilievo economico, per i quali le monete più deprezzate non erano funzionali. Il caso del Piemonte occidentale (la valle di Susa, Torino e Ivrea) della prima metà del XII secolo presenta delle evidenti compatibilità con questo modello, ma anche altrettanto evidenti specificità dovute al peso decisivo che un fattore di natura politica da un certo momento in poi ebbe nella determinazione della specie monetaria dominante. Inoltre, per ciò che riguarda gli aspetti istituzionali della moneta, la peculiarità del Piemonte occidentale rispetto al panorama italiano generale appaiono notevoli.

Nonostante lo stato non soddisfacente delle fonti, soprattutto per quel che riguarda la valle di Susa, alcuni fatti sembrano chiari. La creazione della moneta segusina ad opera dei conti di Savoia deve essere fatta risalire al primo decennio del XII secolo, ma questi nuovi denari tardarono alcuni decenni a imporsi nel circuito monetario del Piemonte occidentale (forse per gli scarsi volumi battuti inizialmente dalla zecca di Susa?). Lo stesso Amedeo III ancora nel 1131, in occasione della sua effimera comparsa a Torino, in una concessione al monastero di San Solutore si impegnò in caso di violazioni a pagare una penale fissata in moneta pittavina e lo stesso accadde più tardi, nel 1137, in una occasione in cui però agì dal suo castello di Avigliana. Tuttavia un documento valsusino della fine degli anni venti fornisce sia la prova della circolazione concorrente della moneta segusina e della moneta pittavina (che dominava senza contrasti gli scambi torinesi ed eporediesi dal-

  1. Si ricordi che nella documentazione novarese manca qualsasi attestazioni di moneta etichettata tra 1096 e 1109: si veda sopra, testo corrispondente alla nota 69.
  2. Se ne veda un rara attestazione del 1130 citata da Haverkamp, Herrschaftsformen der Frühstaufer cit., p. 588 nota 129.