Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/106

Da Wikisource.

Parte II. 67

l’aveva egli desiderato. Ma questo sepolcro medesimo era ito in dimenticanza più di 100 anni dopo, quando Cicerone andò Questore in Sicilia. Narra egli stesso1, in qual maniera gli venisse fatto di scoprirlo a’ Siracusani, i quali tanto ne avean perduta ogni memoria, che assicuravano il sepolcro di Archimede non esser certamente tra loro. Così un Romano riparò in certo modo l’ingiuria, che questo valentuomo avea da un altro Romano ricevuta. Ad alcuni han data noja in questo racconto di Cicerone quelle parole humilem homunculum, con cui egli chiama Archimede, come se dirlo volesse uom dappoco e spregevole. Su queste parole si può vedere una Dissertazione del Sig. Fraguier nelle Memorie della Accademia delle Iscrizioni2. Ma senza inutilmente perderci in dissertare, basta il riflettere, che sì gran concetto avea Cicerone di Archimede, che volle cercarne il sepolcro, e che chiamollo, come fu detto di sopra, uomo di divino ingegno, per comprendere, che quelle parole humilem homunculum non significano già uomo da nulla, ma uom privato e povero, e vissuto lungi dalla luce de’ pubblici onori. Ma di Archimede basti fin qui. Vitruvio insieme con Archimede nomina ancora un certo Scopina Siracusano come autore di macchine ingegnose: Hi autem inveniuntur raro, ut aliquando fuerunt... Archimedes & Scopinas ab Syracusis, qui multas res organicas numeris naturalibusque rationibus inventas atque explicatas posteris reliquerunt3. Ma di lui niun’altra memoria ci è rimasta.

XXIX.

Legislatori della Magna Grecia, e prima Zaleuco.

Prima di passare da questi gravi e severi studj di Filosofia e di Matematica, di cui finor abbiam ragionato, a’ più dilettevoli ed ameni, ci conviene ancor dir qualche cosa de’ celebri Legislatori, che la Grecia Grande e la Sicilia anticamente ci diede. Come le passioni degli uomini renduta han necessaria la promulgazion delle leggi, così necessaria ne rendono lo studio ancora. Quindi alla Storia Letteraria di una nazione appartiene per necessaria connessione la Storia della Giurisprudenza, e di quegli, che ne furono, per così dire, i primi Padri e Fondatori. Molto più che con probabile fondamento si può affermare, che gl’Italiani in questo ancor precedessero agli altri popoli,

  1. Tusculan. Quæst. lib. V.
  2. Tom. II p. 306.
  3. Architect. L. I C. I.