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Parte II. 69

roso insieme e tenero Padre per divider la pena, e mantenere a un tempo la legge, un occhio facesse cavare al figlio, l’altro a sè stesso; e che avendo egli pur fatta legge, che niuno venisse armato a favellare al popolo, ed avendo egli stesso incautamente in tempo d’improvviso tumulto contravvenuto alla sua legge, da sè medesimo si uccidesse; questi due fatti, io dico, son raccontati da autori troppo recenti, perchè meritino o pronta fede, o esatta ricerca. Oltre che, per ciò che appartiene al secondo, una somigliante morte da altri si attribuisce a Caronda, a Diocle da altri, come or ora vedremo.

XXX.

Caronda.

Caronda fu egli pure famoso tra gli antichi Legislatori. Era egli nativo di Catania in Sicilia, secondo alcuni, secondo altri, di Turio nella Magna Grecia; e secondo il Bruckero visse egli ancora innanzi a Pittagora1. Fu egli, come narra Diodoro2, da que’ di Turio prescelto a scriver loro le leggi, ma queste furon poscia da altre Città ancora così della Magna Grecia, come della Sicilia ricevute. Di essa fa un esatto compendio il medesimo Autore. Io una sola ne scelgo, come più di tutte confacente al mio proposito. Un’altra legge ancor più eccellente, dice Diodoro, ma dagli antichi Legislatori trascurata, promulgò egli; cioè che tutti i figli de’ Cittadini fossero nelle belle lettere istruiti, e che la Città pagasse perciò a’ Precettori il dovuto stipendio; perciocchè egli avea preveduto, che coloro, i quali per le domestiche angustie non avesser potuto dare a’ lor Maestri la dovuta mercede, sarebbono stati privi di letteraria educazione; ed egli alle altre arti pensò giustamente che le lettere dovessero antiporsi. Questo è il primo esempio di scuole a spese del pubblico aperte a comune vantaggio; e non è certamente picciola lode della nostra Italia, che in questo ancora ella sia stata alle altre nazioni norma ed esempio. Di lui racconta Diodoro, che da sè medesimo si diede la morte in quella maniera appunto, che vedemmo poc’anzi narrarsi da altri di Zaleuco. Aggiugne Diodoro, che questo genere di morte attribuiscono altri a Diocle, e lo stesso Diodoro di fatti non molto dopo3 parlando di Diocle afferma, che per tal maniera finì la vita.


  1. Tom. I pag. 436.
  2. Lib. XII.
  3. Lib. XIII.