Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/125

Da Wikisource.
86 Storia della Letteratura Italiana.

un solo congiunte. Un sol difetto trova egli in Lisia, cioè che nel commovimento degli affetti suol esser languido e debole, ed abbassarsi nel perorare più che a grave Oratore non si conviene. E questa fu la ragione, per cui Socrate vicino ad esser condannato a morte usar non volle di una eloquente Orazione, che Lisia a difenderlo avea composta; perchè indegna gli parve della Filosofica gravità, e di quella costanza d’animo, che avea fin allora serbata1. Ma nonostante questo difetto non lascerà Lisia di esser considerato come uno de’ più perfetti Oratori, che mai sorgessero, e che coll’esempio suo formando venne ed animando tanti famosi Oratori, quanti poi vantonne la Grecia. Veggasi ancor l’elogio, che di Lisia ci ha lasciato Fozio2, il quale aggiugne, che essendo egli assai spesso venuto a contesa di eloquenza co’ suoi avversarj, due volte solo rimase vinto. Morì egli in Atene in età di circa ottant’anni nella centesima Olimpiade, due anni dacchè era nato Demostene. Alcune Orazioni da lui composte ancor ci rimangono: più altre ne sono perite. I titoli di queste e le diverse edizioni di quelle veder si possono presso il Fabricio3. Ma intorno a Lisia veggasi la vita scrittane da Plutarco, e quella, che con somma diligenza ed erudizione ne ha composta Giovanni Taylor, premessa alla bella edizione da lui fatta delle Orazioni di Lisia in Londra l’anno 1739.

XVIII. Al medesimo tempo ugual gloria ed anche maggiore, benchè forse con minor merito, ottenne in Grecia un altro Siciliano Oratore, cioè Gorgia Leontino. Andovvi egli, come di sopra accennammo, ambasciadore della sua patria agli Ateniesi per chieder loro soccorso contro de’ Siracusani l’anno secondo dell’Olimpiade LXXXVIII4, cioè alcuni anni prima

  1. Cic. lib. I. de Orar. Laert. in Vit. Socr. Valer. Max. lib. VIII, e IV.
  2. Bibl. n. CCLXII.
  3. Bibl. Græc. t. I. p. 892. ec.
  4. Suida afferma, che benchè Gorgia dicasi da Porfirio vissuto circa l’Olimpiade LXXX., ei fu nondimeno più antico. Ma come egli non ce ne arreca alcuna pruova, così l’autorità di esso non basta a farci cambiare di sentimento. Dice ancora, ch’ei fu figlio di Camantida scolaro di Empedocle, e Maestro non solo di Isocrate, ma ancor di Polo da Girgenti, di Pericle, e di Alcidamante Elaita, che gli fu successor nella Scuola.