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88 Storia della Letteratura Italiana.


risa, e generan noja. Aggiungasi l’elogio, che dello stesso Gorgia ci ha lasciato Filostrato. A Gorgia, dice egli1, io penso, che come ad inventore di essa attribuire si debba l’arte de’ Sofisti, perciocchè egli fu, che introdusse l’ornamento nel ragionare, e una nuova maniera di favellare maravigliosa e vivace, magnifica e figurata. Usava ancora sovente, ad eleganza e a gravità maggiore, di poetiche locuzioni. In qual maniera con somma facilità parlasse egli anche d’improvviso, sul principio di questo trattato si è detto (cioè che Gorgia, come altri ancora raccontano, pronto si offeriva a ragionare sul punto di qualunque argomento gli si proponesse). Quindi non è a stupire, ch’egli fosse udito con maraviglia, quando già vecchio insegnava la Rettorica in Atene. Egli certo teneva dal suo ragionare pendenti e sospesi i più dotti uomini de’ suoi tempi, Critia ed Alcibiade allor giovani, e Tucidide e Pericle già in età avanzati. Un somigliante elogio fa di lui Pausania2, ch’io per brevità tralascio. Dionigi Alicarnasseo finalmente, benchè il soverchio uso delle figure e l’eccessivo ornamento riprenda in Gorgia, ne parla nondimeno sovente come di grande e maraviglioso Oratore, il chiama uomo per sapere celebratissimo in Grecia, e maestro d’Isocrate3; e parlando di Demostene dice4, ch’egli da Tucidide e da Gorgia apprese la magnificenza, la gravità, lo splendore del favellare.

[XX. Onori da lui ottenuti.]XX. Tal fama in somma erasi acquistata Gorgia presso gli antichi Greci, che, come narra Filostrato5, erasi da essi formata la parola Γοργιάζειν, o, come diremmo noi, Gorgiare, a dinotare coloro, che profession facevano di eloquenza. I Leontini conoscendo, qual onore avesse Gorgia alla lor patria recato, una medaglia coniarono a onorarne la memoria e il nome, nel cui rovescio vedesi il capo di Apolline. Ella è stata pubblicata nel secondo Tomo del Museo Britannico. Un altro ancora più onorevole monumento fu a Gorgia innalzato, mentre tuttor vivea; cioè una statua d’oro nel Tempio d’Apolline Pitio in Delfo. Questa da tutta la numerosissima adunanza, che udita avea l’orazione da lui pronunziata in occasione de’ solenni giuochi, che vi


si
  1. De Vitis Sophist. I. i..
  2. Descript. Græ. lib. VI. c. XVIII.
  3. Judic. de Isocr.
  4. De admir. vi dicendi in Demosth.
  5. Epist. XIII.