Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/198

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Parte III. Libro II. 159


II. Io passo sotto silenzio molti altri oratori che a questo tempo medesimo si acquistarono nome, i cui diversi caratteri si posson vedere maravigliosamente descritti da Cicerone. Uno però di essi è degno di special ricordanza, perciocchè nuove grazie e nuovi ornamenti aggiunse alla latina eloquenza, e lo stile singolarmente ne fece a imitazione de' Greci armonioso e soave. Fu questi M. Emilio Lepido soprannomato Porcina. Ecco l'elogio che di lui fa Cicerone (n. 15). At vero M. Æmilius Lepidus, qui est Porcina dictus, iisdem temporibus fere, quibus Galba, sed paulo minor natu, et summus orator est habitus, et fuit, ut apparet ex Orationibus, scriptor sane bonus. Hoc in oratore latino primum mihi videtur et lenitas apparuisse illa Græcorum, et verborum comprehensio, etiam artifex, ut ita, dicam, stilus. In questa maniera venivano i Romani sempre più perfezionando ed ornando la loro eloquenza. Nè è maraviglia ch'essa in breve tempo facesse pure sì grandi progressi. L'indole stessa e la costituzione della repubblica determinava i cittadini ad essere eloquenti. Era questa una delle più sicure vie per giugnere a' sommi onori. La pace, la Per qual ragione l'eloquenza avesse in Roma molti seguaci. guerra, i giudici criminali e civili, gli affari in somma più importanti della repubblica dipendevano, per così dire, dall'eloquenza. Un valoroso oratore era sicuro di aggirare il popolo come più gli piacesse, e di condurlo a qualunque risoluzione gli fosse in grado. Quindi non è maraviglia che questi tempi più assai che non della filosofia, della poesia, e di altri somiglianti studj, fossero i Romani diligenti coltivatori dell'eloquenza, perciocchè essa era l'arte più vantaggiosa al privato non meno che al pubblico bene.

III. Anche la storia non fu trascurata; ma in essa per testimonio di Cicerone non furono i Romani di questo tempo molto felici. Veggiamo per qual maniera si fa egli esortare da Attico a scriver la storia della repubblica (De Legib. l. 1, n. 2), e annovera insieme gli scrittori tutti che fin allora trattato aveano un tale argomento. "Già è gran tempo che da te si desidera, o anzi si esige una storia; perciocchè vi ha opinione che se tu prendi a formarla, noi non avremo in questo genere ancora a cedere a' Greci. E s'io deb