Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/215

Da Wikisource.
176 Storia della Letteratura Italiana.


sua morte è affatto incerta. Pare ch'egli morisse in età giovanile, come singolarmente raccogliesi da un epigramma di Domizio Marso:

Te quoque Virgilio comitem non æqua, Tibulle,
Mors juvenem campos misit ad Elysios.

Ma gli autori sopracitati osservano che la parola giovane dee prendersi in più ampio senso, e che non toglie il credere che Tibullo giugnesse ancora oltre i quarant'anni. Quelle parole: Virgilio comitem mors misit ad Elysios sembrano indicar chiaramente che Tibullo morisse nell'anno stesso in cui Virgilio, cioè nel 735. Certo ciò non dovette accader molto dopo, poichè Ovidio, che era nato l'an. 710, si duole che la morte troppo immatura di Tibullo non aveagli permesso di

stringere con lui amicizia:

...............Nec avara Tibullo
Tempus amicitiæ fata dedere meæ

1).

XI. Fu Albio Tibullo cavalier romano; ma dalle sue elegie, e dalla prima singolarmente, raccogliesi ch'egli era povero (58) e che amava anzi di starsene nel riposo di 2 una sua villa, che fra lo strepito e il tumulto della città. Ciò che fa maraviglia si è, che essendo egli vissuto a' tempi di Augusto e di Mecenate, protettori sì splendidi de' poeti, non troviamo indizio alcuno di favore da lor prestatogli. Ma anche nelle poesie che ci restano di Tibullo, indizio alcuno non vedesi di lode da lui data a Mecenate, o ad Augusto. Forse qualche particolar motivo ebbe Tibullo per non accostarsi ad Augusto e al suo favorito; e questa forse fu ancor la ragione per cui egli non ebbe parte, come tanti altri, a' lor beneficj. Il grande amico e l'eroe, per così dire, di Tibullo fu M. Valerio Messala Corvino a cui spesso ancor fu compagno nelle spedizioni militari che lo renderon famoso, e che a molte elegie di Tibullo diedero occasione. Di

  1. (l. 4. Trist. el. 10
  2. Alla povertà di Tibullo, ch'io ho qui asserita, si oppone il detto di Orazio, il quale nell'epistola da me a questo luogo citata dice a lui scrivendo fra l'altre cose, Dj tibi divitias dederant artemque fruendi.