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186 Storia della Letteratura Italiana.


sion di campagne, e quindi la venuta di Virgilio a Roma, accadde l’anno 612 secondo il parere di tutti gli antichi Scrittori. E’ dunque falso, come il Bayle74 ed altri hanno già osservato, ciò, che da alcuni raccontasi, cioè che Cicerone udito avendo Virgilio, mentre recitava alcuni suoi versi, preso egli pure da estro poetico, ma in mezzo all’estro non dimenticando le sue proprie glorie, esclamasse: Magnæ spes altera Romæ. Ciò, dissi, è falso; perciocché Cicerone già da due anni era morto.

XIX. La venuta di Virgilio a Roma, e i versi, ch’egli cominciò a comporre e a pubblicare, gli dierono occasione di essere conosciuto da Mecenate e da Augusto, dell’amicizia e della protezione de’ quali godé egli poscia costantemente. L’Egloghe furono le prime Poesie, che il renderono illustre. Prese in esse ad imitare Teocrito, e l’imitator certamente o superò il suo originale, o almen pareggiollo. Veggasi ciò, che si è detto nella Parte seconda di quest’opera, ove si è parlato di Teocrito. Nella Vita scrittane da Donato si dice, che tre anni egli impiegasse a comporle; e che l’altra opera, a cui poscia per imitare Esiodo si accinse, cioè le Georgiche, in sette anni da lui fosse condotta a fine75. Egli intraprese finalmente il gran Poema dell’Eneide, intorno a cui affaticossi lo spazio di undici o dodici anni. E nondimeno non era egli ancor pago del suo lavoro. Quindi portossi in Grecia, ove godendo di un più dolce riposo pensava di dargli l’ultimo compimento. Ma avvenutosi in Augusto, che l’anno 734 tornava di Grecia a Roma, e invitato ad unirsegli nel viaggio, giunto a Brindisi vi morì a’ 22 di Settembre in età di presso a cinquantun’anni; intorno alla qual epoca si posson vedere le riflessioni del Bayle76. Vicino a morte, come racconta Donato, chiese più volte della sua Eneide, risoluto di gittarla alle fiamme come cosa non ancora compiuta, e perciò non degna di sopravvivergli. Ma a ciò opponendosi i suoi confidenti a