Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/270

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ero nel sapere. In fatti narra Cicerone6 , che i più valorosi Maestri della Grecia impiegò ella a tal fine, e singolarmente Diofane di Mitilene, il più eloquente uomo, che allor ci vivesse, e che fu poi ucciso insieme con Tiberio Gracco7 . Non è perciò maraviglia, che i due suoi figlj ella mostrasse a una straniera matrona come il più caro e il più pregevole ornamento della sua casa8 . Donna eloquente essa pure e in molte scienze istruita scrisse più lettere, che da Cicerone9 e da Quintiliano10 sono sommamente lodate. Parte di una tra esse vedesi in alcune edizioni di Cornelio Nipote tra’ frammenti di questo autore. Alcuni però muovono dubbio, se essa debba riputarsi legittima11. Ebbe ella il piacere di rimirare i suoi figlj divenuti per la loro eloquenza arbitri, per così dire, del popolo Romano; ebbe l’onore di una statua, che dal popolo nel portico di Metello le fu innalzata con questa gloriosa iscrizione: Corneliæ Gracchorum Matri12. Ma ebbe anche il dolore di vedere i suoi figlj l’un dopo l’altro barbaramente uccisi. La qual disgrazia nondimeno sopportò ella con grandezza d’animo maravigliosa. Narra Plutarco, che ritiratasi allora presso il promontorio di Miseno vi passò il rimanente de’ giorni in compagnia di molti amici, cui ella liberalmente albergava; e che molti dalla Grecia venivano di continuo, altri a trattenersi con essa in eruditi ragionamenti, altri a recarle presenti, cui molti Re stranieri mossi dalla fama di sue virtù le mandavano; e che le imprese del padre suo non meno che de’ suoi figlj e le loro vicende raccontava ella senza mostrarne turbazione di sorta alcuna per modo, che alcuni, i quali non bene intendevano, di qual grandezza d’animo essa fosse, pensavano che per veemenza di dolore fosse uscita di senno. Questa fortezza d’animo di Cornelia è celebrata con somme lodi anche da Seneca, il qual racconta13, che facendo alcuni con essa amichevoli condoglienze per la crudel morte de’ figlj, ella gravemente rispose, non doversi lei chiamare infelice, che i Gracchi avea avuti per figlj. A