Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/196

Da Wikisource.

― 186 ―

stioni che si affacciano al poeta, in religione, in filosofia, in politica, in morale, e così si concreta e compie in tutti gl’indirizzi della vita. In religione è il cammino dalla lettera allo spirito, dal simbolo all’idea, dal vecchio al nuovo testamento; nella scienza dall’ignoranza e dall’errore alla ragione e dalla ragione alla rivelazione; in morale dal male al bene, dall’odio all’amore mediante l’espiazione; in politica dall’anarchia all’unità. Sottoposto alle condizioni di spazio e di tempo, diventa storia, il tale uomo, il tale popolo, il tale secolo. In religione vi sta innanzi la Chiesa romana, il Papato, che il poeta vuole emancipare dalle cure e passioni terrene e ricondurre al suo fine spirituale; in filosofia avete la scienza volgare e la scienza della verità in paradiso; in morale vi stanno innanzi le passioni, le discordie, le colpe e i vizii della barbara età, dalle quali vi sentite a poco a poco allontanare nel vostro cammino verso il sommo Bene; in politica è l’Italia anarchica e sanguinosa che il poeta aspira a comporre a pace e concordia nell’unità dell’impero. Così un solo concetto penetra il tutto, come forma, come pensiero e come storia. Mai più vasta e concorde comprensione non era uscita da mente di uomo. Alcuni ci vedono dentro l’altro mondo, e il resto è una intrusione e quasi una profanazione; Edgard Quinet rimane choquè, veggendo come le passioni del poeta lo inseguono fino in paradiso; altri ci veggono un mondo politico, di cui quello sia la rappresentazione sotto figura. Chiamano questo poema o religioso, o politico, o didascalico o morale; lo riducono a querele di cattolici e protestanti, a dispute di guelfi e ghibellini. Guardano non dall’alto del monte, dalla pianura, e prendono per il tutto quello che incontrano nella diritta linea del loro cammino. Ciascuno si fabbrica un piccolo mondo, e dice: questo è il mondo di Dante. E il mondo di Dante con-