Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/316

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pavadall’altra in una nuova barriera, un mondo mitologico-rettorico.

Il successo del Filocolo alzò l’animo del giovane a più alto volo. Pensò qualche cosa, come l’Eneide, e scrisse la Teseide. Ma niente era più alieno dalla sua natura, che il genere eroico, niente più lontano dal secolo che il suono della tromba. Qui hai assedii, battaglie, congiure di Dei e di uomini, pompose descrizioni, artificiosi discorsi, tutto lo scheletro e l’apparenza di un poema eroico; ma nel suo spirito borghese non entra alcun sentimento di vera grandezza, e Teseo, e Arcita, e Palemone e Ippolito ed Emilia non hanno di epico che il manto. Il suo spirito è disposto a veder le cose nella loro minutezza, ma più scende nei particolari, più l’oggetto gli si sminuzza e scioglie sì che ne perde il sentimento e l’armonia. Le armi, i modi del combattere, i sacrifizii, le feste, tutta l’esteriorità è rappresentata con la diligenza e la dottrina di un erudito; ma dov’è l’uomo? e dov’è la natura? Dei suoi personaggi carichi di emblemi e di medaglie antiche si è perduto la memoria. Ecco un campo di battaglia. Egli vede con molta chiarezza i fenomeni che ti presenta, ma è la chiarezza di un naturalista, scompagnata da ogni movimento d’immaginazione; ci è l’immagine, manca il fantasma, que’ sottintesi e que’ chiaroscuri, che ti dànno il sentimento e la musica delle cose:

Dopo il crudele e dispietato assalto
Orribile per suoni e per fedite,
Lì fatto prima sopra il rosso smalto,
Si dileguaron le polveri trite;
Non tutte, ma tal parte, che da alto
Ed ancora da basso eran sentite
Parimente e vedute di costoro
Le opere e il marziale aspro lavoro.

È un’ottava prosaica, dove un fenomeno comunissimo