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Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/420

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purgato ed emendato, toltagli l’aria beffarda e licenziosa. Di questo ideale immagine parlante è lo stesso Battista, di cui suprema virtù era la pazienza delle ingiurie anche più gravi e de’ mali più stringenti della vita; protervorum impetum paciencia frangebat, dice di sè: ottimo rimedio a non guastarsi il sangue. Questa pazienza o uguaglianza dell’animo è la genialità della nuova letteratura, impressa sulla fronte tranquilla del Boccaccio, del Sacchetti, del Poliziano e del nostro Battista, e che gl’innamora delle forme terse e riposate, il cui interno equilibrio si manifesta nella bellezza e nella grazia. Questo amore della bella forma, non solo in sè tecnicamente, ma come espressione dell’interna tranquillità è la Musa di Battista. Scrivendo di sè, dice: praecipuam et singularem voluptatem capiebat spectandis rebus, in quibus aliquod esset specimen formae ac decus. Senes praeditos dignitate aspectus et integros atque valentes iterum atque iterum demirabatur, delitiasque naturae sese venerari praedicabat. Quicquid ingenio esset hominum cum quadam effectuum elegantia, id prope divinum dicebat. Gemmis, floribus, ac locis praesertim amoenis visendis, nonnumquam ex aegritudine in bonam valetudinem rediit. Quest’uomo che alla vista della bella natura si sente tornar sano, che sta lì a contemplare l’aspetto decoroso di una vecchiezza sana e intera, che chiama divina l’opera elegante dell’ingegno, e sente voluttà a contemplare le belle forme, aggiunge a questa squisita idealità un senso così profondo del reale, che gli rende familiari gli arcani della natura e anche della storia, come mostrò nelle lettere a Paolo Toscanelli, dove predice con molta sagacia parecchi avvenimenti, le future sorti di principi e di pontefici, e i moti delle città. Indi è che nelle sue pitture trovi precisione tecnica, verità di colorito e grande espressione; è una realtà finita ed evidente, che mostra nelle sue forme impressioni, e sentimenti. Veggasi nel governo della Fa-