Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/425

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tutte le sue gradazioni, come un individuo, il primo secolo comprende il dugento e il trecento, il cui libro fondamentale è la Commedia, e il secondo secolo comincia col Boccaccio ed ha il suo compimento, la sua sintesi nel cinquecento. Il Petrarca è la transizione dell’uno all’altro.

Il quattrocento è un secolo di gestazione ed elaborazione. È il passaggio dall’età eroica all’età borghese, dalla società cavalleresca alla società civile, dalla fede e dalla autorità al libero esame, dall’ascetismo e simbolismo allo studio diretto della natura e dell’uomo, dalla barbarie scolastica alla coltura classica. Hai un mutamento profondo nelle idee e nelle forme, di cui il secolo non si rende ben conto. Hai perciò un immenso repertorio di forme e di concetti; hai frammenti; manca il libro; hai l’analisi; manca la sintesi. Il secolo ha tendenze varie e spiccate; ma non ne ha la coscienza. Nella sua coscienza ci è questo solo chiaro e distinto, che la perfezione è ne’ classici, e che a quel modello bisogna conformarsi: onde lo studio della eleganza, della bella forma in qualsivoglia contenuto. Perciò il grande uomo del secolo per confessione dei contemporanei fu Angiolo Poliziano, che nelle Stanze si accostò più a quell’ideale classico.

Ma questo grande movimento, che più tardi si manifestò in Europa come lotta religiosa, fu in Italia generalmente indifferenza religiosa, morale e politica, con la apoteosi della coltura e dell’arte. Il suo Dio è Orfeo, e il suo ideale è l’idillio, sono le Stanze. L’eleganza e il decoro delle forme è accompagnato con la licenza dei costumi, ed uno spirito beffardo, di cui i frati, i preti e la plebe fanno le spese. Non era una borghesia che si andava formando: era una borghesia che già aveva avuta la sua storia, e fra tanto fiore di coltura e d’arte si dissolveva sotto le apparenze di una vita prospera e allegra. A turbare i baccanali sorse sullo scorcio del se-