Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/48

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fero non bastano; l’immaginazione popolare personifica le virtù, e ne fa un corteggio di figure allegoriche alla Divinità, rappresentandole con ogni libertà, come fa Jacopone, e come si vede ne’ bassirilievi e in tante opere di scoltura e di pittura. E come il paganesimo ne’ suoi ultimi tempi era interpretato allegoricamente, anche le figure pagane entrano in questo mondo, torte dal senso letterale, e volte a significato generale come Giove, Plutone, Amore, Apollo, le Muse, Caronte. Come il Papa aspirava a far sua tutta la terra, la storia religiosa assorbiva in sè tutt’i tempi e tutte le storie. In questa mescolanza universale, opera di una immaginazione primitiva e ancor rozza non hai luce uguale e non fusione di tinte: domina un fondo oscuro, il sentimento di un di là della vita, di un infinito non rappresentabile, superiore alla forma, che riempie lo spazio di grandi ombre: e quelle mescolanze di divino e di terreno, di antico e di moderno, di serio e di comico non sono ben fuse, anzi stannosi accanto crudamente, e in luogo di armonizzare producono un’impressione irresistibile di contrasto, di cose che cozzano. Quel difetto di luce è il gotico, e quel difetto di armonia è il grottesco; e però il gotico e il grottesco sono le prime forme artistiche di quel mondo, com’è nella sua prima ingenuità, non ancora vinto e domato dall’arte. Il sublime del gotico si sente nel giudizio universale di Jacopone, dove la veduta di Dio ti circonda, senza che tu lo veda, chiarissimo al sentimento, inaccessibile all’immaginazione. Il peccatore vede suonar le trombe, turbati i venti, l’aria immobile, e i fiumi fermarsi, e il mare muggire, e il fuoco volare per l’aria; dappertutto si sente inseguito dalla veduta di Dio, ma non lo guarda, non gli dà forma: non è una immagine, è un sentimento senza forma, che riempie della sua ombra tutto lo spettacolo. Di qui il grande effetto di due versi stupendi, che sono veri decasillabi, sotto