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Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/348

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Il concetto è questo, che il dritto è nella universalità de’ fedeli: è la democrazia applicata alla chiesa. Ma il concetto democratico è annacquato in quest’altro, che i principi, come capi della società laica, hanno ereditato i suoi dritti. Il popolo sparisce, ed entra in iscena Cesare con quel famoso motto: Date a Cesare quel che è di Cesare. I gesuiti ritorcevano l’argomento, sostenendo che la fonte del dritto non è ne’ principi, ma nei popoli. Così democratizzavano i gesuiti per difendere il papato, e democratizzavano i giannonisti per combattere il papato. Erano inconseguenti gli uni e gli altri, e la vera conseguenza doveva tirarla il popolo contro il papato e la monarchia assoluta. S’immagini, quale propaganda inconscia facevano. Era facile conchiudere, che se la fonte del dritto è nel popolo, sovrana legittima è la democrazia, l’universalità de’ fedeli e l’universalità dei cittadini. Il vero padrone mettea il capo fuori, salutando gesuiti e giannonisti, come suoi precursori, benemeriti tutti e due, perchè lavoravano gli uni a scalzare il principato assoluto, gli altri a scalzare il papato assoluto. Erano istrumenti della Provvidenza, avrebbe detto Vico, la quale tirava dall’opera loro risultati superiori a’ loro fini.

Si era sempre parlato dell’età primitiva della chiesa. Una immagine confusa ne rimanea alle moltitudini, come dell’età dell’oro. Dante, Machiavelli, Sarpi, Campanella, richiamavano la Chiesa a quei tempi evangelici, più conformi alla purità del Vangelo. Quello era anche il cavallo di battaglia per gli eretici. Ecco quella età divenuta storia particolareggiata, accertata e in buono e chiaro volgare nelle pagine del Giannone. I primi tre secoli della chiesa sono descritti coll’immaginazione volta alla Chiesa di quel tempo. Scrittore e lettore facevano il paragone. Di mezzo alla narrazione germogliava l’allusione, la confutazione, l’epigramma. Allora la gerar-