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e recitar nelle accademie. Quel permettere però che il conte Pietro Ferretti, fratello del segretario di stato, come amico e consigliere se gli ponesse alle costole per tirarlo d’impaccio, parve ad alcuni un divisamento troppo arrischiato e compromettente. Sarebbe da erigersi una statua ad un uomo che in simili contingenze sapesse ad un tempo mantenersi fedele al suo partito senza peccare d’infedeltà verso l’altro. Ma ciò è impossibile.

Che poi il conte Pietro esercitasse una influenza somma sull’andamento della cosa pubblica in Roma fu a tutti evidente; perchè lo vedemmo sempre in mezzo alle feste, ai circoli, ed agli uomini dei movimento, mentre d’altra parte sapevamo che consigliava il fratello nelle cose di stato. Ciò è pure testificato dal Farini quando dice:1

«Che il cardinale Ferretti, non presumendo molto di sua dottrina politica e vedendo i tempi grossi, chiamava a consiglio ed aiuto da Napoli in Roma il fratello Pietro; quello stesso che nel 1831 aveva avuto parte nella rivoluzione. »

Che se pure ci restasser dei dubbi sulla influenza reale da esso Ferretti esercitata nelle alte regioni del potere, si dileguarono all’istante leggendo le memorie del Montanelli suo amico, e capo in quel tempo della rivoluzione in Toscana. Il Montanelli dunque venne in Roma nell’ ottobre del 1847, e si abboccò col Ferretti mentre appunto era nell’auge della sua potenza. Ebbene il Montanelli dice chiaramente che Ferretti era in Roma non solo un pezzo di governo, ma il governo stesso.2 Ciò è più assai di quanto supponevamo.

Tornando ora a parlare dei fatti che succedevansi ricorderemo che il giorno seguente (18 di luglio) il capitano Muzzarelli (uno dei designati al furore del popolo nella lista di proscrizione) venne arrestato dal popolo stesso, ed essendosi interposto il commendatore Don Carlo Torlo-

  1. Vedi Farini, vol. I, pag. 201.
  2. Vedi le Memorie del Montanelli, vol. II, pag. 53.