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della rivoluzione di roma 371

della vera politica, designando specialmente il primo articolo contenuto nel n. 39 del Contemporaneo.

» Siccome però ad onta delle moltiplici cure della censura, non può non andare esente da oscitanza il censore che lo approvò, così la Santità Sua, ad oggetto eziandio di richiamare sempre più l’attenzione della censura in sì delicato argomento, ha ordinato che venga sospeso fino a nuove disposizioni il censore predetto dall’esercizio delle sue attribuzioni.1

La sera stessa del 26 però ebbe luogo una dimostrazione di giornalisti ed altri sotto le finestre dell’abitazione del Betti, per gridare: «evviva Betti.» Il medesimo però venne riabilitato il giorno seguente.

Rincrebbero sommamente al Santo Padre le grida della sera del 26 in favore del Betti, e nello accogliere la stessa Santità Sua i militi del nono battaglione (fra i quali era il famoso Masi, ritenuto istigatore delle medesime) disapprovò risentitamente la detta dimostrazione. Sapemmo fin d’allora il fatto, ma non l’avremmo inserito se non ci fosse stato confermato di propria bocca dal Masi stesso, che consultammo all’uopo.

Questi aneddoti dicono abbastanza della libertà di azione ch’era riserbata al governo, dal momento che il governo facevasi per dir così in piazza.

Ora ne narreremo un altro che non vorremmo inserire nelle presenti carte, ma che pure ci è forza di non pretermettere affinchè si conosca con palpabile evidenza lo stato di pressura e d’intimidazione che dal principio al fine della rivoluzione romana prevalse, e che rese fievole tuttociò che in allora si fece, senza che apparisse mai ombra di vera resistenza nè per parte del governo nè per quella dei cittadini stessi, i quali per lo più, in tutti i luoghi ed in tutti i tempi, sono alieni dalle improntitudini.

Diremo pertanto che la sera del 22 di ottobre fuvvi una festa nel caffè di Bagnoli al Corso, detto del Bijou,

  1. Diario di Roma 26 ottobre 1847.