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434 storia

espone la serie delle trattative costì fatte dal signor Usedom ministro prussiano presso la Santa Sede, in ordine alle presente questione austro-ferrarese. Vede ciascuno come io vi sostenga una parte per nulla dicevole a un individuo che abbia fior di senno, e molto meno ad un primo ministro curante gl’interessi della sua corte, e coerente a se stesso. Esige quindi l’onore della Santa Sede e mio di porre le cose in evidenza, prevenendo in un tempo il pericolo che si gettino le nostre trattative coll’Austria nell’affare di Ferrara in una nuova complicazione. Il signor conte Usedom essendosi avvisato di condursi ad incontrare il suo sovrano, mi offerse d’interessarlo nella nostra spiacevole vertenza colla corte d’Austria. Quest’officio amichevole venne da me accettato con quei modi onde suol corrispondersi a qualunque cortesia; ma giammai egli ebbe da me qualsiasi autorizzazione a trattare diplomaticamente, e molto meno a proporre condizioni evidentemente lesive degli interessi della Santa Sede, e contradittorie allo spirito ed alla lettera dei miei dispacci a lei notissimi.

» E qui prescindo dalle osservare che come il richiedere una mediazione di questa fatta, quando si protesta altamente e pubblicamente del proprio diritto, è cosa assurda, così l’invocarla da una potenza protestante sembra ben poco conveniente in presenza di altre corti egualmente amiche, ma cattoliche.»

Queste parole son più che sufficienti a provare una perfetta consonanza tra il linguaggio del cardinal Ferretti e quello di monsignor nunzio in Vienna. Entrambi agirono con molta scaltrezza, entrambi sostennero dignitosamente gl’interessi della corte pontificia: ed è debito nostro di tribuirne loro le meritate lodi, e la lettera qui sopra in parte riportata del cardinale segretario di stato mostra che i chierici, come sempre si è detto, san tenere in mano la penna.

Essendo state pertanto proseguite le trattative in via diplomatica fra le due corti nella vertenza austro-ferrarese,