Vai al contenuto

Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. II).djvu/110

Da Wikisource.
104 storia

Questi son fatti da non porsi in dubbio. Quanto alla spiegazione, ce la porge lo stesso Farmi quando ci dice che strani tempi correvano, e che le piazze governavano.

Qui dovremmo sostare, sembrandoci di sentire una voce che vada gridando: e la necessità gran cose insegna. Ma un’altra pure par che dica: non essere dicevole il far ciò che non dee farsi, anche a costo di perdere un trono. La voce di Dio però dall’alto dei cieli si fa sentire, dicendo: fui io che il permisi. Dopo di ciò non restaci che chinare la fronte.

Formato che fu il ministero di cui lungamente abbiamo discorso, sua prima cura fu quella di presentare il giorno seguente, 11 di marzo, il suo rapporto al Santo Padre. Esso rapporto, costituzionalmente parlando, avrebbe dovuto chiamarsi programma ministeriale, ma la Gazzetta officiale lo chiamò rapporto. Comunque si voglia, giudicandolo un atto importantissimo, lo trascriviamo per intiero. Esso diceva così:

«Beatissimo Padre,

» Chiamati dalla Santità Vostra a far parte del suo governo, noi veggiamo le immense difficoltà che ci stanno incontro per le condizioni straordinariamente gravi dei tempi, e per la nostra insufficienza. Ma in momenti così importanti ogni cittadino deve posporre i privati riguardi al dovere verso il principe e verso la patria.

» Noi attendiamo la promulgazione della legge fondamentale, promessa dalla Santità Vostra, con viva fìducia. E la generosità delle concessioni date finora ci assicura che risponderà interamente ai bisogni dell’età presente ed alle attuali circostanze. Sarà nostro obbligo e nostra cura affrettarne l’adempimento largamente e lealmente.