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Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. II).djvu/172

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corone (chapelets), impiccare i paesani coi loro scapolari e sgozzare gli uomini dalla calotta a piè degli altari.1

Con simili mezzi speravasi di disarmare il Sonderbund, il quale invece mostravasi impassibile alle minaccie de’ suoi nemici. Per tal modo la Svizzera era divenuta il teatro ed il centro delle macchinazioni per isconvolgere tutti gli stati europei. Lo stesso Mazzini da Londra v’inviava i suoi ordini, e sembrò perfino voler fare di Bellinzona la sede della futura repubblica, non già repubblica svizzera o italiana, ma sì bene universale. Si disse perfino che fossero iniziate delle pratiche per richiamare i reggimenti al servizio della corona di Napoli e della Santa Sede.2

Il 28 maggio 1847 il famoso Ochsenbein fu proclamato presidente del Vorort.3 Lo stesso giorno il Gran Consiglio votò alla quasi unanimità la distruzione del patto federale e la dissoluzione del Sonderbund.4

Con questo atto l’Europa ricevette una sfida. Le potenze entrarono in negoziati con Ochsenbein capo dei corpi franchi.

Le potenze straniere che già in qualche parte avean lasciato lacerare i trattati del 1815, ed avevano permesso che si organizzassero in Isvizzera gli elementi di una conflagrazione europea, vedevano impassibli colare dalle sue montagne come fiumi di lava le teorie sovversive ch’eransi escogitate nell’ombra per la loro distruzione.

Furonvi però delle note colle quali dichiaravasi non potersi soffrire l’annientamento del patto del 1815 e della sovranità, cantonale; Francia ed Austria massimamente minacciate alle lor frontiere, tenevansi in armi e rassicura-

  1. Vedi Crétineau-Joly, Histoire du Sonderbund pag. 203.
  2. Vedi Crétineau-Joly, Histoire du Sonderbund vol. II. pag. 207. — Vedi la Concordia del 4 febbraio 1848. — Vedi Mazzini Scritti editi ed inediti. Milano 1852 vol. III, pag. 336 e 337. — Vedi inoltre il vol. V. pag. 320.
  3. Vedi Crétinean-Joly, op. cit. vol. II, pag. 218. — Morin, op. cit. vol. II. pag. 295.
  4. Crétineau-Joly, op. cit. vol. II, pag. 218. — Morin, op. cit. pag. 297.