Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. II).djvu/186

Da Wikisource.
180 storia

del Risorgimento), soscrisse, con le lacrime agli occhi, una lettera colla quale invitava i Gesuiti a partire immediatamente.

Verso le 2 pomeridiane il corpo municipale, seguito da una immensa folla di popolo, si recò ai conventi di santa Teresa e di san Michele; ed i padri, accettato il consiglio di partire, in presenza della intera popolazione uscirono dai lor conventi. Nel dopo pranzo del 17 febbraio si apposero i sigilli alle porte dei conventi, e il popolo non si ristette dal gridare: viva il re, viva la costituzione, viva l’Italia. L’arcivescovo addolorato partì io stesso giorno.

Questa è la relazione delle cose accadute in Sardegna, la qual relazione non pretendiamo e non porremmo la mano sul fuoco che dica ingenuamente la verità: perchè ricordiamoci che il giornale che la riporta, è il Risorgimento, giornale inspirato da Camillo Benso di Cavour (non amico al certo dei Gesuiti) il quale ne era ad un tempo direttore ed estensore in capo.

Dopo Cagliari avvenne il discacciamento dei Gesuiti da Genova. Colà gli spiriti infocolatisi democraticamente in sui primi di marzo, a causa della francese rivoluzione, diedersi a fare tumulti. Ecco come si esprime il Risorgimento del 3 marzo:

«Mentre per noi si esprimeva il voto che venissero dal governo allontanati i Gesuiti, il popolo di Genova si levava contro di essi a tumulto, ed i Gesuiti partivano. Noi avremmo voluto che costoro non avessero mai posto il piede sul territorio della nostra patria, dove furono occasione di discordie e di scandali; noi non lamentiamo certamente di vederli partiti da Genova, ma checché possano dirne i lodatori di ogni manifestazione popolare, deploriamo che siasi fatto a tumulto di popolo, ciò che dovea farsi per autorità di legge e di governo.»

Si credette o si finse di credere che i Gesuiti discacciati da Cagliari fossersi ricovrati in Genova; da ciò presero origine gli assembramenti, le grida, e le sassate che inco-