Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/174

Da Wikisource.
170 storia

grandioso edifizio, siansi studiati ed occupati di preferenza nello scalzarne o per lo meno indebolirne le fondamenta.

E per una fatalità inconcepibile purtroppo, gli uomini che figurarono e che soffiarono nel fuoco del movimento italiano sono stati presso che tutti e sono i nemici del papa-re, gli eterni dileggiatori e persecutori del clero, degli ordini religiosi, delle libertà della Chiesa; e forse, se non fosse stato il timore delle popolazioni che li ha trattenuti dal far di più, lungi dal sostenere l’intangibile fulcro della cattolicità, lo avrebbero eliminato del tutto. E ciò quantunque abbian sott’occhio l’esempio delle scissure germaniche e l’antagonismo insuperabile della contrastata egemonia. E perchè insuperabile? Perchè mezza Germania è cattolica e mezza protestante.

Ed il Piemonte pel primo, che sembra voler aspirare alla egemonia d’Italia, incominciò col fare guerra all’episcopato, sbandeggiarne taluni membri, erigere templi al culto protestante, perseguitare gli ordini religiosi, e mettersi in guerra col papato.

Se dunque gl’italiani vogliono porsi in misura di raggiungere, quando che sia, l’intento bramato, dovrebbero per prima cosa fare tutto al rovescio di quello che han fatto finora, e adoperarsi a tutt’uomo in edificare e sostenere quello che han cercato d’indebolire e distruggere. La religione cattolica, di cui Roma privilegiasi di essere il centro, è tale un tesoro, che ella deve gelosamente custodire, ed ha il mandato di conservare incontaminato pel bene del genere umano e della universale civiltà. Roma non abbisogna di consigli anglicani per riformarla, e figli degeneri della classica terra italiana son quelli che vezzeggiano le anglicane riforme quasi che fosser tipo e modello di vivere civile.

Gii anglicani, se conservano i loro archivi, vedranno che da Roma attinser mai sempre il tesoro delle dottrine, ed in Roma impararono perfino le teorie della libertà.