Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/476

Da Wikisource.
472 storia

di riportarlo per intero in Sommario. Ecco i brani prescelti:

«Libertade! delizia suprema
» Di natura, e sublime motrice
» De’ mortali, il cui stato infelice
» Sol cangiare in contento puoi tu;
» Deh ti assidi, e in eterno soggiorna
» Sull’italica antica tua sede,
» Dove tutti i tiranni al tuo piede
» De’ nostri avi prostrò la virtù.
» Del tuo genio l’elettrico foco,
» Alma vera dell’uomo, discese
» Nelli petti italiani e li accese
» D’un amore infinito di te.
» Già ci annunzian le belliche trombe
» L’appressar di rapaci masnade,
» Della patria già il suolo s’invade
» Da una razza che umana non è.»

Sembra che questo canto sia uno di quelli che possano applicarsi a tutti, ed in tutti i tempi. Esso fu composto (secondo l’intestazione) in Roma l’anno 1845, per eccitare gli Italiani alla libertà, e poi non ebbe corso. Apparirebbe in tal caso, che fosse stato fatto originalmente quando accadeva il moto di Rimini. Sedato quel moto, il componimento fatto inutile fu riposto in aspettativa di tempi migliori.1

Altra poesia pure fu divulgata e posta in musica dal maestro Magazzari. Essa incominciava cosi:

«Dell’Italia sulla terra
» Non più papa, non più re:
» Più servaggio qui non v’è.
» Guerra, guerra.»


  1. Vedi Documenti, vol. IX, n. 61. — Vedilo in Sommario sotto il n. 89.