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Il giorno 23 dopo lunga e affannosa malattia passava a miglior vita il generale Andrea Ferrari napolitano, quello stesso che nel marzo dell’anno 1848 partì da Roma alla testa dei volontari romani per combattere gli Austriaci nella Lombardia.

Aveva il Ferrari militato sotto l’impero nell’armata di Napoleone I. Reduce in Napoli, servì sotto il re Gioacchino Murat, e la rivoluzione del 1820 lo contò fra i suoi promotori.

Perseguitato poscia da quella polizia sotto la restaurazione borbonica, riuscigli di evadere da Napoli nell’anno 1830. Condottosi in Parigi, entrò nella legione straniera e si recò a combattere in Algeri, e quindi in Ispagna per sostener le parti della regina Isabella contro le pretensioni di Carlo V.

Il 23 marzo 1848 venne nominato generale dell’armata pontificia. Ebbe per aiutanti di campo il duca don Filippo Lante di Montefeltro, ed il poeta Luigi Masi segretario in allora del famoso principe di Canino, don Carlo Bonaparte.

Prese parte alla guerra della indipendenza italiana. Vuolsi che tenesse di preferenza per la Venezia e pel principio repubblicano del quale sembrava sostenitore, e che si trovasse continuamente in disaccordo col suo emulo o compagno il general Durando, il quale mostrossi costantemente aderente al Piemonte e al principio monarchico, come rilevasi anche dalle Memorie del Montanelli,1 e da quelle del Montecchi.2 Il generale Guglielmo Pepe biasima la condotta del Ferrari in Venezia, o almeno dice che fu biasimata da quel governo.3


  1. Vedi Montanelli, Memorie sull’Italia ec., cap. 38, e 39.
  2. Vedi Montecchi nella raccolta Documenti della guerra santa d’Italia. Capolago, 1850, pag. 26, 27 e 117.
  3. Vedi Pepe, Histoire des révolutions et des guerres d’Italie en 1847, 1848 et 1849. Bruxelles, 1850, pag. 211.